Cronache

I giudici: gioca sulla malattia Operato d'urgenza in carcere

La Sorveglianza rimise Chisso in cella dai domiciliari. L'altro giorno l'infarto

I giudici: gioca sulla malattia Operato d'urgenza in carcere

Secondo i magistrati che alla vigilia di Natale gli avevano revocato gli arresti domiciliari spedendolo in carcere a scontare gli ultimi sette mesi dei due anni e mezzo patteggiati per corruzione nell'ambito dell'inchiesta Mose, Renato Chisso, ex assessore regionale alle Infrastrutture del Veneto, in fondo non era così malato come voleva far credere. Tutta una «strumentalizzazione» la sua, attuata pure «in maniera scaltra», scriveva il giudice di Sorveglianza nel provvedimento che gli ha aperto le porte del carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia, per «non incorrere nell'applicazione di sanzioni restrittive». La realtà di queste ore riconsegna però un'altra versione.

Quella che vede Chisso ricoverato nel reparto di cardiologia dell'ospedale di Venezia, dopo aver subito martedì un intervento d'urgenza alle vie coronarie. Le sue condizioni sono «stabili» fa sapere la moglie, provata, ma l'ex politico di Forza Italia che da tempo soffre di problemi cardiovascolari rimane sotto osservazione. Il suo legale, Antonio Forza, che ieri ha chiesto e ottenuto un rinvio all'udienza di impugnazione contro la revoca dei domiciliari, è furioso: «Ecco la risposta a chi ipotizzava che Chisso usasse in maniera scaltra i suoi problemi sanitari - commenta - . E' da un anno e mezzo che cerco di spiegare ai magistrati che è un soggetto cardiopatico grave, ma non lo vogliono capire e lo tengono in carcere. Siamo all'epilogo di una brutta vicenda che doveva avere tutt'altro tipo di definizione con il riconoscimento di una situazione evidenziata già tre anni fa». Nel 2013, infatti, Chisso era già stato operato per un infarto. La bufera Mose non era ancora scoppiata, ma la sua salute cominciava a vacillare. Poi, il progressivo peggioramento, di pari passo con le vicissitudini giudiziarie e con il suo ritorno in cella. Fino agli ultimi giorni, quando a seguito di un malessere e a uno scompenso pressorio si è reso necessario un ricovero per accertamenti.

Che non hanno lasciato alcun dubbio ai medici sulla necessità di un intervento immediato. Eppure per i magistrati l'assessore era certamente in malafede sulle sue condizioni di salute, abile nell'aggirare il carcere sfruttando il suo «quadro nosografico», come già lo era stato, sono convinti, nell'occultare all'estero i due milioni di euro frutto delle tangenti percepite sulla maxi diga di Venezia, ma mai rinvenuti dall'autorità giudiziaria. Responsabilità che Chisso ha sempre negato, innescando anche per questo il pugno duro dei magistrati. Il legale confida ora nella detenzione domiciliare sanitaria, «visto l'intervento appena subito e le necessarie cure post operatorie. O anche questo - dice - è stato una finzione?». Rischia di tornare in carcere invece l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, ai domiciliari dopo il patteggiamento per corruzione nella medesima inchiesta. A chiederlo, ieri, il procuratore generale del Tribunale di Sorveglianza, dopo gli esiti delle perizie mediche sullo stato di salute di Galan: «Grave, ma non incompatibile con il carcere, purché la struttura sia dal punto di vista sanitario di livello massimo».

«Ma penitenziari con questi requisiti - osserva il difensore Antonio Franchini - esistono solo sulla carta».

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