Politica

I medici sul piede di guerra: "Il governo dimentica la salute"

Domani l'incontro decisivo con l'esecutivo. I camici bianchi chiedono meno precariato e più investimenti anche nelle strutture. La protesta del 17 e 18 marzo coinvolge ospedali, pediatri e assistenza di base

I medici sul piede di guerra: "Il governo dimentica la salute"

Roma - La sanità pubblica non è in salute. Tutti i medici (ospedalieri, pediatri e medici di famiglia) sono sul piede di guerra pronti a due giorni di black out totale il 17 ed il 18 marzo dopo lo sciopero generale del 16 dicembre. Da ieri si stanno svolgendo assemblee negli ospedali di un centinaio di città durante le quali ovviamente la routine dell'assistenza subirà rallentamenti. I medici non vogliono creare disagi ai pazienti ma sottolineano che la posta in gioco, il diritto alla salute dei cittadini, è troppo alta. Domani mattina il governo incontrerà i sindacati nel tentativo di scongiurare le due giornate di sciopero già proclamate.

All'incontro saranno presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia e naturalmente il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, pronta ad ascoltare le richieste dei camici bianchi.Costantino Troise, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, spiega perché i camici bianchi si sono spinti fino al muro contro muro con il governo. «Il perimetro della sanità pubblica diminuisce giorno dopo giorno mentre aumentano i costi a carico dei privati - dice Troise - Assistiamo a una progressiva riduzione sia della qualità sia della quantità del servizio sanitario nazionale, basta vedere quello che accade in pronto soccorso con la caccia al posto letto». Il quadro dipinto da Troise è sconfortante. I medici sono sempre più anziani e non vengono sostituiti quando vanno in pensione.

L'età media è salita a 55 anni e Troise sottolinea come negli ospedali medici di 70 anni siano ancora costretti a fare i turni nei festivi e le guardie notturne. I giovani laureati emigrano perché all'estero trovano contratti migliori. Turni pesanti anche lì certamente, ma retribuiti meglio e con migliori prospettive di carriera.La vita del paziente si è fatta ancora più difficile. Le liste di attesa per un esame o una visita specialistica arrivano a sei mesi di media negli ospedale del Meridione. La spesa a carico dei privati nel 2014 è salita a 33 miliardi ed è in continuo aumento. Non stupisce che lo scorso anno un cittadino su 10 abbia rinunciato a curarsi per motivi economici. In 6 anni il personale medico e infermieristico è diminuito di 25mila unità mentre la popolazione invecchia e i malati cronici aumentano.

Da 10 anni nel Lazio e in Campania non viene indetto un concorso per medici e nel frattempo sono stati tagliati 70mila posti letto. La strada intrapresa anni fa prevedeva sì il taglio dei posti letto ospedalieri per acuti, ma affiancato dal potenziamento dei servizi territoriali: dall'assistenza domiciliare ai poliambulatori aperti h24. I tagli ci sono stati, il potenziamento no. Troise domani al ministro chiederà due cose.

«Quale sia il modello di sanità che vuole per questo Paese e quale ruolo devono avere i medici? - conclude Troise - È necessario investire sul capitale umano ed eliminare il precariato come è stato fatto per la scuola».

Commenti