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I migranti minorenni senza famiglia la nuova arma letale degli jihadisti

Sono soli, indifesi, facilmente indottrinabili. Così il califfato paga i trafficanti per portarli in Europa. In attesa di usarli contro di noi

I migranti minorenni senza famiglia la nuova arma letale degli jihadisti

Il vero cavallo di Troia dell'Isis e dei vari gruppi jihadisti pronti a colpire l'Europa sono i migranti. E tra questi la categoria più a rischio è quella dei minori non accompagnati. A raccontarlo non è un volantino della Lega, ma l'ultimo rapporto di Quilliam, un autorevole centro studi fondato in Inghilterra da un gruppo ricercatori musulmani convinti che la lotta al fondamentalismo aiuterà la nascita delle democrazie islamiche. Per ora il loro contributo fa capire quanto a rischio sia un'Italia dove, solo nel 2016, sono approdati 181mila migranti, tra cui oltre 25mila minori non accompagnati. «I giovani cercatori di asilo sono il bersaglio dei gruppi estremisti perché più vulnerabili all'indottrinamento, più adatti a diventare abili combattenti o, nel caso delle ragazze, a mettere al mondo nuove generazioni di reclute» sostiene Nikita Malik, la ricercatrice di Quilliam che ha firmato la ricerca.

Ma il rapporto intitolato «Refuge, Pathways of Youth Fleeing Extremism» («Profugo, percorsi di una gioventù in fuga dall'estremismo») spiega anche come e perché l'Isis e gli altri gruppi del terrore islamista siano interessati a sfruttare il fenomeno migranti. Un fenomeno che oltre a offrire un bacino perfetto per il reclutamento garantisce anche l'infiltrazione in Europa. E per oliare una macchina già perfetta l'Isis non esita a finanziare gli apprendisti terroristi pagando i trafficanti incaricati di portarli in Europa. Tra i punti caldi dello scacchiere internazionale in cui i giovani rifugiati, spesso in viaggio senza famiglia, vengono avvicinati e convertiti vi sono quelle coste libiche diventate l'ultima tappa del lungo viaggio verso l'Italia. Qui i reclutatori dell'Isis - infiltrati all'interno dei centri di detenzione per migranti o nelle case «deposito» in cui i trafficanti «immagazzinano» i «carichi umani» destinati all'imbarco - offrono fino a mille dollari ai volontari pronti a giurar fedeltà all'organizzazione. Ma più importante del denaro, equivalente, guarda caso, al costo medio della traversata, è la garanzia di un viaggio «sicuro» a bordo di barconi in buone condizioni e alla larga da quei micidiali comparti sottoponte in cui vengono ammassati gli africani privi di «protezioni». In altri casi, stando all'indagine, il reclutamento avviene già ad Al Qatrun, una cittadina all'estremo sud ovest libico non lontano dal confine con il Niger, dove i migranti vengono consegnati ai trafficanti incaricati di farli arrivare prima a Sahba e poi sulle coste del Mediterraneo. Ad Al Qatrun i reclutatori dello Stato Islamico, presente in forze nelle zone desertiche circostanti la città, arruolano sia le reclute destinate a rafforzare la compagine libica sia quelle, più selezionate, scelte per garantire un'adeguata infiltrazione nei paesi europei.

«Mentre gli altri migranti sono costretti a pagare fino a 560 dollari per arrivare alle coste del Mediterraneo spiegano gli autori del rapporto - lo Stato Islamico offre passaggi gratis a quelli desiderosi di farne parte garantendo loro anche un maggior livello di sicurezza». Altri «punti caldi» per il reclutamento sono quei campi profughi del Libano, della Giordania e della Turchia da cui proviene la maggior parte dei migranti siriani a cui l'Italia e gli altri paesi europei garantiscono procedure privilegiate per la concessione dell'asilo. «L'Isis è famoso per aver utilizzato incentivi finanziari destinati al reclutamento nei campi di Libano e Giordania arrivando a spendere fino a 2000 dollari per l'arruolamento in entrambi i paesi» ricorda il rapporto. E proprio in quei paesi l'adescamento di minori raggiunge le percentuali più alte.

«Giovani e bambini reclutati o trafficati rappresentano una risorsa assai importante per l'Isis - nota il rapporto di Quilliam perché garantiscono al gruppo un futuro come stato».

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