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I pm non mollano: la procura di Milano studia la rappresaglia

Ruby ter, chiesta la proroga delle indagini: il Cavaliere è accusato di corruzione in atti giudiziari. I magistrati: "Molteplici elementi"

I pm non mollano: la procura di Milano studia la rappresaglia

N eanche il tempo per l'inchiostro di asciugarsi sulla sentenza della Cassazione che ha assolto Berlusconi per il caso Ruby, ed ecco materializzarsi la notizia che - semmai ce ne fosse bisogno - dimostra che per la Procura di Milano lo scontro con il Cavaliere è tutt'altro che chiuso. Se anche l'ex presidente del Consiglio era innocente dei reati di prostituzione minorile e concussione contestati nel processo principale, per i pubblici ministeri questo non ha alcun effetto nella nuova inchiesta chiamata Ruby 3, quella che vede Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari per i soldi versati nel corso degli anni a Ruby ed altre ragazze ospiti delle feste di Arcore.

Ieri trapela il contenuto della richiesta di proroga delle indagini preliminari che i pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, coordinati dal procuratore aggiunto Pietro Forno, hanno fatto recapitare nei giorni scorsi a Berlusconi e agli altri 44 indagati dell'elenco. La richiesta è partita la settimana scorsa, quando la Procura ancora non poteva prevedere l'esito del ricorso in Cassazione ma alla luce della assoluzione definitiva del leader di Forza Italia assume, inevitabilmente, ben altro spessore e significato. Perché nel provvedimento, che in genere è un semplice ciclostilato, i pm stavolta si scoprono più del solito, e fanno sapere di avere già messo le mani su «eterogenei e molteplici» elementi in grado di sostenere le tesi d'accusa: e cioè che i soldi e i favori distribuiti in questi anni da Berlusconi alle ragazze non siano stati, come il Cavaliere continua a sostenere, aiuti umanitari a persone che l'inchiesta aveva rovinato, ma il prezzo dei silenzi e delle bugie delle loro deposizioni. Dagli smartphone e dai computer sequestrati nel corso delle perquisizioni del 17 febbraio, secondo i pm, «sono stati rinvenuti dati di rilievo investigativo la cui mole impone approfondimenti di non poco momento».

La «doverosa attività di ricerca di ulteriori riscontri ai dati già emersi» richiede secondo la Procura altri sei mesi di indagine. Altri sei mesi di graticola, dunque, accompagnati dal flusso costante di indiscrezioni cui si è già assistito in queste settimane. Obiettivo: individuare beni e disponibilità economici tali da rendere inverosimile la versione difensiva, quella degli «aiuti umanitari». Da questo punto di vista, la posizione cui la Procura dedica più attenzione è quella di Ruby, ovvero Kharima el Mahroug, e alle attività imprenditoriali avviate in Messico insieme all'ex fidanzato Luca Risso. Si parla di una rogatoria per ricostruire i flussi finanziari degli investimenti, e nei giorni scorsi sono stati interrogati anche i genitori di Risso.

In realtà tutta questa attività scava intorno a fatti ormai acclarati, ovvero gli aiuti più o meno consistenti forniti da Berlusconi alle comprimarie del suo processo. Il tema vero dell'inchiesta è la motivazione di questi aiuti. Certo, se l'inchiesta facesse terra bruciata intorno alle Olgettine, e qualcuna di loro decidesse di «pentirsi», per la Procura la strada si farebbe in discesa. Ma per il momento, almeno per quanto se ne sa finora, non ci sono avvisaglie di confessioni.

D'altronde, è chiaro come l'assoluzione in Cassazione depotenzi oggettivamente l'indagine del Ruby 3, perché fa sparire dalla scena uno dei possibili moventi. Fin dall'inizio, i pm sospettano che con la convocazione delle ragazze ad Arcore nel gennaio 2011 e poi con gli aiuti economici, Berlusconi volesse impedire soprattutto che raccontassero la verità su un dettaglio cruciale: la sua consapevolezza della vera età di Ruby quando si recò ad Arcore. Peccato che da martedì sera, con la sentenza della Cassazione, è definitivamente accertato che Berlusconi non sapeva di avere davanti una minorenne.

Quindi, almeno su questo punto, non c'era niente da nascondere.

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