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I pm stringono il cerchio. Via agli interrogatori per gli uomini di Salvini

La procura di Agrigento ascolterà i funzionari del Viminale. Il ministro: senta me anche subito

I pm stringono il cerchio. Via agli interrogatori per gli uomini di Salvini

Non è in programma nessun interrogatorio di Matteo Salvini, almeno per il momento. Lo hanno fatto sapere sia fonti della procura di Agrigento, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona e arresto illegale, sia dall'entourage del Viminale: tutti hanno smentito il quotidiano inglese Guardian, che ieri aveva rilanciato la notizia secondo cui i pm siciliani erano in procinto di recarsi a Roma per ascoltare il ministro dell'Interno. Ma questo non significa che il cerchio non si stia comunque stringendo sul vicepremier leghista, perché è vero invece che in merito alla vicenda della nave Diciotti - ferma da lunedì al porto di Catania in attesa del nulla osta allo sbarco - il procuratore Luigi Patronaggio oggi sarà effettivamente nella capitale per sentire come persone informate sui fatti alcuni funzionari del ministero tra cui il prefetto capo Dipartimento per le Libertà Civili e il suo vice.

Vista la complessità del caso la procura potrebbe anche modificare i capi di imputazione, contestando anche l'abuso d'ufficio o il sequestro di persona a scopo di coazione che è stato introdotto a marzo nel codice penale. Se è stato commesso un reato bisogna individuare i responsabili a chi ha impedito lo sbarco, di qui l'esigenza di ascoltare i funzionari del Viminale. Altra questione da chiarire riguarda poi la competenza, perché se sarà accertato che il divieto di sbarco fu stabilito quando la Diciotti si trovava ancora a Lampedusa sarebbe effettivamente competente la procura di Agrigento, mentre se fosse stato deciso quando la nave era già a Catania l'inchiesta spetterebbe alla procura etnea.

Salvini, dal canto suo, continua a metterci la faccia sfidando apertamente i magistrati. Mercoledì sera sui suoi canali social aveva sottolineato beffardamente di non essere un ignoto e si era rivolto direttamente ai giudici: «indagate me», hashtag #arrestatemi. E ieri ha reiterato la sfida: «Il procuratore Patronaggio interrogasse me, venisse dal capo - ha detto a RaiRadio1 -, non andasse a chiedere lumi a dei funzionari che svolgono delle direttive date dal responsabile. Se vuole capire qualcosa sono disponibile a farmi interrogare anche domani mattina(oggi, ndr)».

Nel primo pomeriggio il titolare del Viminale aveva anche ironizzato su un tentativo di sciopero della fame messo in atto in mattinata da una parte dei 150 profughi che si trovano sul natante della Guardia costiera. Evidentemente stanchi dell'attesa, ed eruditi sui loro diritti dai politici che in questi giorni gli hanno visita, alcuni avevano iniziato una protesta rifiutando la colazione. Una dimostrazione che è sfumata nel corso della giornata, perché poi tutti hanno accettato il pasto successivo, senza peraltro scampare al sarcasmo di Salvini che ha scritto: «Gli immigrati della Diciotti sono in sciopero della fame? Facciano come credono, io non cambio idea. In Italia vivono 5 milioni di persone in povertà assoluta (fra cui 1,2 milioni di bambini) che lo sciopero della fame lo fanno tutti i giorni, nel silenzio di buonisti, giornalisti e compagni vari. Per me vengono prima gli italiani, poi gli altri». E anche lì la stoccata finale: «Qualche giudice vuole arrestarmi per questo? Nessun problema, lo aspetto».

In attesa che le inchieste facciano il loro corso e che la situazione in qualche modo si sblocchi, prosegue anche il dibattito sulle condizioni dei migranti. Secondo il Garante dei detenuti ci sono 69 casi di presunta scabbia e 5 casi di scabbia avanzata.

Il comandante Massimo Kothmeir getta acqua sul fuoco negando che vi sia un'emergenza sanitaria, ma nel frattempo - dall'Ordine dei medici alla, dalla Cgil a Legambiente alle associazioni del Tavolo Asilo, gli appelli a far sbarcare immediatamente i profughi si moltiplicano di ora in ora.

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