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I ragazzi cattolici dall'imam a «scuola di moschea»

Invitati nel centro islamico (irregolare). Obiettivo? Convincerli che serve un nuovo luogo di preghiera

I ragazzi cattolici dall'imam a «scuola di moschea»

Milano Una preghiera insieme, un giorno intero di dialogo, un rinfresco e due incontri dedicati alla moschea: «l'importanza della moschea per una comunità attiva» e «il suo ruolo nella società civile». Giovani musulmani e cristiani si scambiano amicizia e collaborazione. Il problema è che lo fanno in un centro islamico che, secondo la Regione, non è regolare. L'ennesimo caso scoppia a Sesto San Giovanni, cittadina alle porte di Milano che dovrebbe ospitare, in via Luini, la più grande moschea della Lombardia, 2.400 metri quadrati di quella che è già stata ribattezzata «la Mecca del Nord Italia».

Proprio in attesa del grande luogo di culto che è già stato progettato e approvato, in via Luini è sorta una struttura «temporanea» dello stesso Centro islamico di Milano-Sesto. Una struttura prefabbricata che da mesi ospita le preghiere del venerdì e le altre iniziative dei musulmani, sestesi e non solo (visto il bacino di utenza e la comodità dei mezzi pubblici con cui la zona può essere raggiunta). Sul prefabbricato si sono però indirizzate da tempo le attenzioni della Regione Lombardia, in particolare dopo la risposta del Comune al monitoraggio dei luoghi di culto avviato dal Pirellone. La Regione, esattamente un mese fa, ha dichiarato formalmente che la struttura attualmente insediata in via Luini «non è provvisoria come continua a definirla l'amministrazione comunale, bensì irregolare». «Infatti non rispetta i principi sanciti dalla sistema normativo regionale» ha spiegato l'assessore all'Urbanistica Viviana Beccalossi dopo «un dettagliato approfondimento giuridico» degli uffici tecnici. Il sindaco di Sesto, Monica Chittò (Pd) ha ribattuto nel merito e liquidando l'iniziativa della Regione come una mossa «politica ed elettorale». Pochi giorni dopo, però, il candidato sindaco del centrodestra alle imminenti elezioni comunali, Roberto Di Stefano, oggi vicepresidente del Consiglio comunale, ha presentato un esposto in procura, a Monza. E venerdì la Regione ha scritto nuovamente al Comune di Sesto, «ribadendo che la moschea provvisoria non rispetta le normative urbanistiche vigenti in Lombardia in materia di luoghi di culto». La Regione si è dovuta fermare, non avendo poteri sanzionatori, «ma - ha sfidato Beccalossi - siamo sicuri che il sindaco, sempre rispettosa della legalità, saprà cogliere il senso del contenuto espresso dai tecnici regionali».

Ieri, intanto, in questa contestata moschea, «provvisoria» o «irregolare», si sono incontrati i giovani musulmani e i giovani del decanato, pregando insieme e impegnandosi insieme «davanti a Dio il Misericordioso», «affinché si possa giungere a una coesistenza pacifica e solidale fra persone di etnie, di culture e di religioni diverse», «a dialogare con sincerità e pazienza», e «a fare nostro il grido di quanti non si rassegnano alla violenza e al male».

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