Politica

I secondogeniti meno competitivi Colpa dei genitori

Davide Zamberlan

Siete dei figli secondogeniti, cresciuti all'ombra di un ingombrante fratello maggiore, più bravo di voi a scuola, con un lavoro di successo, orgoglio della mamma e del papà? Non è più colpa vostra, potete liberarvi dal senso di inferiorità che vi ha accompagnato finora.

A stabilirlo scientificamente, oltre ogni ragionevole dubbio, è ora una ricerca pubblicata sul sito Social Forces, una delle più prestigiose riviste di scienze sociali al mondo. Lo studio, coordinato dall'istituto tedesco MaxPlanck di Monaco di Baviera, è stato condotto su una popolazione di 146.107 persone nate in Svezia tra il 1982 e il 1990. E, incrociando i loro percorsi scolastici e lavorativi, evidenzia come i primogeniti siano tendenzialmente più competitivi, abbiamo voti migliori a scuola e facciano lavori socialmente più prestigiosi e remunerativi dei secondogeniti. I quali a loro volta sgomitano di meno, danno più spazio ai loro sogni e alla loro creatività e sono più propensi a scegliere facoltà umanistiche quali lettere e giornalismo o, al massimo, scienze economiche. Solo poco più del 10 per cento si iscrive a medicina e ingegneria, circa la metà dei fratelli più grandi. Che ovviamente hanno una remunerazione maggiore e sono occupati in professioni socialmente considerate più prestigiose rispetto ai loro fratelli più piccoli. E non è tutto: queste differenze si rafforzano con il crescere dell'ordine di nascita: meglio essere secondogenito che terzogenito.

Ma se i fratelli condividono fra loro la metà dei geni, crescono nello stesso ambiente famigliare e nelle stesse condizioni socio-economiche, cosa c'è alla base del loro diverso sviluppo? I genitori. È lì la risposta. Coscientemente o meno, mamma e papà dedicherebbero infatti più attenzioni e più risorse economiche al primo erede che non ai successivi. Se non altro perché non c'è nessun altro cui dedicarsi. È una sorta di vantaggio competitivo iniziale che i primogeniti hanno rispetto ai loro fratelli successivi. E che rafforzano nel tempo, grazie anche al percorso universitario scelto. Una situazione che si accentua, secondo lo studio, nelle famiglie con un livello socio-economico più alto.

La sensazione di inferiorità di noi secondogeniti ne esce un po' ridimensionata.

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