Cronache

Supermercati "tranquilli": la spesa non cambia

I venditori: "Come per l'aviaria, rientra tutto". Clienti assuefatti ai pericoli annunciati

Supermercati "tranquilli": la spesa non cambia

Milano - L'Organizzazione mondiale della sanità sarà pure autorevole, ma nel lungo periodo non basta a modificare le abitudini di spesa.

Un po' perché la notizia che già ieri affollava i giornali e rumoreggiava in tv non è ancora arrivata alle orecchie di tutti; e un po' perché, di ricerca in ricerca, di allarme in allarme, alla fine dilaga anche lo scetticismo. Questo, almeno, è ciò che si percepisce girando tra i supermercati delle principali catene a Milano il giorno dopo quello che è diventato subito un «annuncio choc». Nell'immediato, però, un calo fisiologico delle vendite di carni lavorate e rosse potrebbe esserci. Qualcuno che allungando la mano verso il pacchetto di wurstel si ricorderà della notizia e virerà sulle cosce di pollo. Una flessione che «se ci sarà, a occhio sarà attorno al 10 per cento», secondo Roberto Quattranni, direttore dell'Esselunga di via Cena, zona Porta Vittoria. «Oggi è troppo presto per vederlo, nessuno è venuto a chiedere informazioni intimorito, ma nei prossimi 15 giorni potrebbero vedersi degli effetti». La signora Rosa Stramazzi, 52 anni, casalinga, davanti al banco frigo fa le scelte di sempre: «Ho sentito il telegiornale, ma io prendo il macinato fresco per fare gli hamburger: sa com'è, io e mio marito cominciamo ad avere problemi di denti e preferiamo mangiare cibi morbidi. E di carne ne consumiamo comunque poca da sempre, al massimo una volta alla settimana».

È una storia «ciclica, che si ripete come nel caso dell'aviaria o della mucca pazza: alla fine sono tornati tutti a mangiare anche pollo e hamburger», osserva Claudio Maino, direttore del Pam di via Sabotino, nei pressi dell'Università Bocconi. E aggiunge: «La gente non cambia abitudini alimentari in modo permanente dall'oggi al domani. Ma nei prossimi 30 giorni forse una diminuzione per quel tipo di prodotti si vedrà. Chi può, crisi permettendo, magari comprerà più pesce, gli altri andranno sulle carni bianche».

Una riduzione lieve ma prevedibile, scontata, è il quadro che si aspetta anche il manager di un Punto Simply in zona Navigli, che per ragioni di policy aziendale deve restare anonimo, e che non nasconde una certa irritazione anche per l'enfasi data a una notizia che rischia di «screditare chi fa bene il proprio lavoro». Non si aspetta nemmeno una blanda contrazione delle vendite, invece, Stefano Mallinverno, che gestisce il Carrefour di via Spinoza, a pochi passi dal Politecnico: «Non tutti guardano così tanta tv, molta gente nemmeno lo viene a sapere, oggi qui neanche un cliente ha chiesto informazioni», taglia corto.

Al supermercato Unes di Porta Venezia, in pieno centro, sembrano tutti tranquilli: il direttore non c'è ma tra gli scaffali tirati a lucido i dipendenti assicurano che il clima è quello di sempre, «del resto generazioni intere sono cresciute a pane e salame, e hanno campato cent'anni». Non la pensa così Valentina, biondissima teenager che studia in un liceo di via Benedetto Marcello (e non rivela il cognome perché ha bigiato a scuola): «Io? Sono vegetariana da anni, ma più che per una questione di salute lo faccio per dare il mio contributo al mondo che vorrei, un mondo in cui gli animali non vengono allevati in batteria e uccisi». E la salute? E quello che dice l'Oms? «Mah, di ricerche così ce ne sono ogni anno, sinceramente non mi fido molto...».

Twitter @giulianadevivo

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