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"Ingerenza da Bruxelles. Per loro tutto diventa un possibile reato"

Il capogruppo al Senato: "Le nuove norme avrebbero minato pure la libertà d'impresa"

"Ingerenza da Bruxelles. Per loro tutto diventa un possibile reato"

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Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fdi, ne è certo: la direttiva Ue che avrebbe imposto il mantenimento del reato d'abuso d'ufficio è un'«ingerenza». E in Europa farebbero bene a rammentare il principio di sussidiarietà. Chiarissima anche la visione sulle tante interpretazioni che vengono presentate sull'azione del ministro della Giustizia: Nordio è anzitutto un parlamentare di Fdi, dice Malan. E peraltro è stato scelto come titolare di quel Dicastero in linea diretta dal premier Meloni. Nulle sono quindi le chiacchiere che vedrebbero un fronte più garantista osteggiare una parte di maggioranza meno incline ad assecondare la revisione complessiva del sistema Giustizia. Ma ora sul tavolo è tornata l'Ue, con le sue mosse.

Senatore, il vostro parere sulla mossa di Bruxelles in materia di corruzione?

«Un'ingerenza. Ancora una volta l'Ue dimentica il principio di sussidiarietà, dunque l'ambito di azione dell'Unione stessa. E lo fa in un modo che non tiene conto delle realtà giuridiche diverse tra uno Stato membro e l'altro, con delle norme che rischiano di andare a cozzare con altre norme europee, con la libertà d'impresa, superando più di qualche limite. Ciò che è giusto nell'ambito del pubblico può non esserlo in quello privato, dove ciascuno paga i propri errori. Abbiamo fatto molto bene a bocciare quella direttiva. La lotta alla corruzione è seria e ci sta a cuore. Ma se tutto diventa possibile reato, la giustizia si paralizza. E i veri reati finiscono in un calderone senza fine».

Nonostante le tante ricostruzioni, il presidente Mattarella ha firmato il dl sulla Giustizia.

«Sì, la sinistra prova a costruire una narrazione secondo cui il presidente della Repubblica svolgerebbe il suo incarico con una matita rossa in mano, correggendo l'orrido (per loro) governo di centrodestra. La verità è che il capo dello Stato esercita le sue funzioni, includendo il via libera ai disegni di legge del governo con coscienza e approfondimento, nella normale dialettica tra le istituzioni e con tutte le differenze tra di loro. Ma Mattarella non svolge il suo ruolo contro il governo, come si augurerebbe l'opposizione».

Poi c'è un'altra narrazione, secondo cui Nordio sarebbe supportato da Forza Italia ma non da Fdi.

«Beh il ministro Nordio è un deputato di Fratelli d'Italia. Voluto a capo del ministero della Giustizia dal premier Giorgia Meloni, con il consenso, certo, pure degli alleati. E mi sembra che queste due informazioni bastino a rispondere».

Però alcuni scrivono di rotture in merito alla separazione delle carriere e alla modifica del concorso esterno in associazione mafiosa.

«Ma il ministro ha già chiarito. Nordio non ha menzionato la questione del concorso esterno come un'azione legislativa da mettere in atto. Ha chiarito l'ambito delle sue affermazioni, e non c'è nessun contrasto. La separazione delle carriere è nel programma di Fdi, non solo in quello di centrodestr a».

La lotta alla mafia resta un'architrave della vostra azione politica. E ora avete organizzato un convegno intitolato «Parlate di mafia», che inizia oggi a Palermo, all'Hotel San Paolo Palace.

«Ne organizzammo uno lo scorso anno, per i trent'anni dalla morte di Paolo Borsellino. E infatti il titolo dell'evento riprende una frase del magistrato. Poi abbiamo deciso di farne un appuntamento fisso. La mafia cambia ma la lotta alla criminalità organizzata non può arrestarsi neppure per un secondo. Abbiamo bisogno che la cultura della legalità, pure per le nuove occasioni di crescita dell'economia del Belpaese, sia la base di tutti i processi che si svolgono all'interno nel nostro quadro nazionale.

E ricordare Borsellino non può che significare ricordare un modello per tutta Fratelli d'Italia».

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