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"Integrativi e benefit agli insegnanti trasferiti"

Il numero uno dei presidi d'accordo con il titolare del Miur: "Affronta un problema reale"

Immagine di repertorio
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A differenza dei sindacati, l'associazione presidi Anp è possibilista nei confronti della proposta del ministro Valditara. Presidente Giannelli, ci spiega?

«Per ora la sua è un'idea, non ancora una proposta. Vogliamo approfondire la questione e aprire un dibattito che sia utile ai docenti. Del resto il problema è reale: gli stipendi sono uguali ovunque ma il costo della vita è molto diverso tra Nord e Sud e tra grandi città e cittadine di province».

Le cattedre vuote sono soprattutto al Nord. I prof precari soprattutto al Sud.

«Al Sud c'è meno possibilità di lavorare per le aziende private, quindi molti lavorano come dipendenti pubblici, statali. E tra loro ci sono anche gli insegnanti. Con lo stipendio da professori, al Sud stanno bene. Hanno la casa e la famiglia su cui contare. A Milano possono permettersi solo un bilocale e poco altro. Tuttavia, anche se si volesse aumentare lo stipendio di 300 euro a tutti, non risolveremmo il problema».

Cosa avrebbe senso fare?

«Si può ragionare su una contrattazione regionale che affianchi quella nazionale, senza sostituirla. Oppure si potrebbe investire nel welfare per riequilibrare gli squilibri, magari con un assegno integrativo, e quindi detassato, destinato a sostenere l'affitto».

Cosa pensa dell'apertura ai finanziamenti privati?

«Perchè no? Poi è ovvio, non vuol dire che il privato entri in una singola scuola, quindi addirittura decida che cosa si insegni, questa sarebbe fantascienza, non è neanche da prendere in considerazione. Il tornaconto del privato che finanzia le scuole potrebbe essere tradotto in una serie di sgravi fiscali all'imprenditore chè dirige risorse al mondo dell'istruzione.

Oltre all'alternanza scuola-lavoro, il rapporto con le aziende diventerebbe più intenso?

«Le sponsorship da parte delle aziende del territorio ci sono sempre state: se in un territorio c'è una prevalenza di aziende del settore tessile, è normale le scuole tecniche della zona seguano più quell'orientamento perchè ovviamente serve a far trovare più lavoro a chi si diploma. Quindi già questo tipo di rapporto esiste ed è molto stretto in certe aree del paese e su certe tematiche. Non capisco perchè non possa diventare una forma di finanziamento con tutte le garanzie del caso».

Possibile che nessun ministero abbia mai ventilato un'ipotesi del genere?

«Ci hanno pensato. Il ministro Fioroni aveva introdotto lo sgravio del 19% per i privati che volevano contribuire alla scuola. Ma finora i finanziamenti sono stati fatti in modo poco uniforme in Italia, a macchia di leopardo, e non abbiamo dati reali per dire se il progetto abbia funzionato o meno».

Cosa pensa della proposta della provincia di Bolzano di eliminare i voti sotto il 4?

«Dobbiamo riuscire a compiere questa transizione verso l'autorevolezza dell'insegnamento e dell'istruzione, altrimenti resteremo sempre un paese di dibattiti da stadio, chi è favorevole chi è contrario.

Serve una ristrutturazione organica e serve tempo».

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