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Ius soli, Gentiloni: "Il mio impegno rimane". E Orfini: "Metta la fiducia"

Dopo le accuse di Delrio a Renzi, Orfini attacca il governo. E Martina: "Adesso andiamo avanti fino in fondo"

Ius soli, Gentiloni: "Il mio impegno rimane". E Orfini: "Metta la fiducia"

Lo ius soli continua ad agitare il Pd e il governo. Dopo lo stop in Senato, il governo si trova al centro del pressing del Pd che chiede all'esecutivo di porre la fiducia sul provvedimento.

Il premier Paolo Gentiloni ha chiarito la sua posizione: "L'impegno che abbiamo descritto alcune settimane fa rimane, è un lavoro da fare, l'autunno non è ancora finito". E ancora:"Non devo ricordare quando comincia e finisce l'autunno, è una consapevolezza acquisita. Resto alle parole che ho detto alcune settimane fa, siamo ancora in estate, l'impegno che abbiamo descritto rimane - ha aggiunto - non sovrapponiamo il tema degli sbarchi a quello della cittadinanza, anche se ci sono punti di contatti sono argomenti diversi".

Lo stop al Senato di fatto ha aperto un dibattito nel partito che sempre più mette sulla graticola il premier. Chiaro l'avvertimento di Matteo Orfini, presidente del Pd: "La situazione - ricapitola - è abbastanza semplice: nei mesi in cui sono stato reggente del Pd dopo le dimissioni di Renzi da segretario spiegai con chiarezza che l’unico modo per approvare lo ius soli al Senato è mettere la fiducia. Senza non ci sono i numeri dato che una parte della maggioranza, che pure aveva votato il testo alla Camera, ha cambiato opinione. Il Pd vuole approvarlo e già allora chiesi al governo di valutare se ci fossero le condizioni per mettere la fiducia. A luglio il presidente del Consiglio Gentiloni ha confermato la sua ferma volontà di approvare la legge e ha chiesto di rinviare a dopo l’estate la discussione impegnandosi a lavorare per costruire il consenso necessario". Dunque, spiega ancora Orfini "nei giorni scorsi il nostro gruppo al Senato ha rinviato la discussione in aula e ha fatto non bene, ma benissimo. Portare in aula il testo senza la garanzia che venga posta la fiducia - sottolinea - significa ammazzare lo ius soli". "Quella garanzia ad oggi ancora non c’è. Quindi quella scelta - trasparente il riferimento alle parole usate ieri da Delrio - non è un atto di paura, ma di assoluto buon senso che serve a non far naufragare la possibilità di approvarla". "Ai ministri che chiedono lodevolmente di accelerare - sono ancora le parole del presidente Pd - suggerisco di lavorare più rapidamente per sciogliere il nodo fiducia. Perchè è proprio a loro che compete questa decisione". E sulla stessa linea si è schierato anche il vicesegretario dei dem Maurizio Martina: "Riconfermo quello che stiamo dicendo con grande convinzione in queste ore: per noi è importante andare avanti. Noi andremo avanti, verificheremo le condizioni perchè l’approdo al Senato sia utile e proficuo".

Ma il Pd deve fare i conti con gli alleati di governo e della maggioranza. Ap già chiude le porte alla fiducia: "L'onorevole Orfini chiede ai ministri del Pd di lavorare perché si giunga alla richiesta di fiducia sullo ius soli. Questo balletto per cui su ogni problema si fa un passo avanti e due indietro sempre e solo per polemiche tutte interne al Pd è diventato stucchevole. Orfini si metta il cuore in pace, la richiesta di fiducia spetta al presidente del Consiglio, e il Consiglio dei ministri è un organo collegiale nel quale i ministri di Alternativa popolare non daranno mai l'assenso alla fiducia. La questione era stata risolta con buon senso, con equilibrio e con responsabilità. Non ha nessun senso riaprirla ora", ha affermato il presidente dei deputati di Ap, Maurizio Lupi.

Insomma il governo di fatto rischia una spaccatura forte che ha scenari imprevedibili.

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