Politica

«Jihadisti via da Sirte sui barconi»

Il deputato di Misurata avverte: non escludo che puntino all'Italia

Fausto Biloslavo

Misurata (Libia) «Alcuni terroristi sono scappati nel deserto. Altri sono fuggiti in barca, via mare, anche se non sappiamo dove si sono diretti» sostiene Fathi Bashaga, deputato di Misurata e coordinatore con il governo di Tripoli dell'offensiva su Sirte. Non è escluso che possano aver tentato di spacciarsi per migranti o di arrivare clandestinamente in qualche Paese del Mediterraneo compreso il nostro. Il rappresentante di Misurata nell'intervista esclusiva al Giornale rivela la presenza di combattenti europei nei ranghi dell'Isis a Sirte.

Quando sarà espugnata l'ex roccaforte dell'Isis?

«Presto, ma non voglio indicare alcuna data. Daesh (il Califfato) a Sirte è alla fine».

L'Italia vi sta aiutando nella lotta allo Stato islamico?

«I rapporti sono ottimi. In Italia ho incontrato esponenti del governo ancora prima dell'offensiva contro Daesh. Il vostro paese ci aiuta. Per due volte hanno evacuato i nostri feriti. E a breve, spero nei prossimi giorni, gli italiani dovrebbero installare un ospedale militare a Misurata penso nella base aerea. Ci sarà un team di medici italiani con una camera operatoria da campo».

E quanto al sostegno militare?

«Riceviamo informazioni di intelligence, ma sul terreno i combattimenti sono sostenuti solo dai libici. Gli americani garantiscono l'appoggio aereo. Gli italiani (dell'intelligence e corpi speciali presenti a Misurata, nda) ci hanno fornito dell'equipaggiamento, ma non è abbastanza. Abbiamo bisogno di veicoli blindati e di attrezzature anti mine e trappole esplosive per proteggere i nostri uomini. All'Italia abbiamo chiesto i mezzi blindati ed attendiamo ancora risposta».

Sui muri di Sirte i seguaci del califfo hanno scritto «questa è la strada per Roma». Cosa ne pensa?

«Non si tratta di propaganda. I terroristi hanno colpito a Parigi, Bruxelles, in Germania. La Libia è molto vicina ed il loro obiettivo è colpire ovunque, compresa l'Italia».

Potrebbero aver raggiunto il nostro paese sui barconi attraverso il Mediterraneo?

«Alcuni terroristi sono scappati nel deserto. Altri sono fuggiti in barca, via mare, anche se non sappiamo dove si sono diretti».

Ci sono combattenti occidentali con le bandiere nere a Sirte?

«Diversi cadaveri non sono certo di gente libica. Fra le fila di Daesh combattono yemeniti, sudanesi, tunisini e africani. Alcuni hanno la pelle chiara. Pensiamo che almeno uno sia un europeo. Non sappiamo ancora di quale Paese, ma gli alleati stanno verificando con l'esame del Dna.

Dopo la sconfitta dell'Isis a Sirte quale dovrebbe essere l'intervento italiano?

«Prima di tutto l'addestramento in Libia della polizia e delle forze armate con i vostri carabinieri. Può essere che l'esecutivo chieda anche un aiuto per formare la struttura amministrativa e di governo».

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