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Juncker sprezzante: "Trump non sa nulla, due anni perché impari"

Il presidente della Commissione Ue, eletto da nessuno, attacca il futuro leader americano

Juncker sprezzante: "Trump non sa nulla, due anni perché impari"

Roma - Bastano poche parole a Jean-Claude Juncker per confermare ciò che molti sospettavano: proprio come la Brexit, nemmeno la vittoria di Trump ha fatto entrare nelle teste pensanti di Bruxelles il messaggio anti sistema spedito a mezzo voto dagli elettori di mezzo mondo.

Il presidente della Commissione ieri, parlando a una platea di studenti in visita alla Corte di giustizia Ue, parlando dell'elezione del tycoon alla Casa Bianca, ha manifestato preoccupazione e usato toni sprezzanti: «Perderemo due anni, aspettando che Trump termini di fare il giro del mondo che non conosce». Parole di fuoco che hanno subito scatenato la reazione dei trumpisti che battono sul solito tasto debole di Juncker: Trump è stato eletto dalla maggioranza dei votanti americani, il leader europeo non ricopre il suo ruolo grazie a un mandato elettorale. «Penso che non sia Jean-Claude Juncker a dover spiegare a Donald Trump le cose del mondo -ha attaccato l'europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Nord Lorenzo Fontana-, semmai il contrario. Ricordo a Juncker che non è stato eletto da nessuno, a differenza di Trump. L'allergia alla democrazia di questa Europa ancora una volta emerge con prepotenza». A voler essere cattivi, Trump, accusato di aver eluso legalmente le tasse per anni, almeno su questo terreno potrebbe riconoscere Juncker come maestro, visto che il governo del Lussemburgo da lui guidato ha trasformato il granducato nel più efficiente paradiso fiscale d'Europa.

Ironie a parte, dietro il sarcasmo di Juncker c'è una storia di rapporti difficili e, probabilmente, la reazione indispettita di un leader che il neo presidente Usa ha già mostrato di considerare piuttosto irrilevante. A «The Donald», poche ore dopo l'elezione, i vertici europei avevano indirizzato un messaggio augurale che conteneva l'invito a tenere al più presto un vertice ai massimi livelli, con lo stesso Juncker e con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk per definire il nuovo corso delle relazioni transatlantiche. Almeno al momento, non risulta che il magnate che guiderà l'America per i prossimi quattro anni sia nemmeno degnato di rispondere. Altro schiaffo, Trump ha accordato un canale preferenziale a Theresa May, icona della Brexit, sentita per prima e, secondo il Telegraph, Trump le avrebbe proposto un'area di libero scambio con Canda e Messico. Solo dopo ha sentito Merkel, pragmatica come sempre, e Hollande. La linea Bruxelles-Washington invece al momento tace. Chissà se anche per colpa di Martin Selmayr, il capo di gabinetto di Juncker che descrisse come «scenario horror» l'idea di «un G7 nel 2017 con Trump, Le Pen, Boris Johnson e Beppe Grillo». Parole che diventano via via più profetiche, visto che già metà del quadro disegnato da Selmayr si è realizzato: Trump ci sarà e Johnson pure, anche se come ministro degli Esteri e non come premier.

«La classe dirigente e l'America profonda non conoscono l'Europa -ha incalzato ieri Juncker-. Durante la campagna elettorale Trump ha detto che il Belgio è una cittadina in Europa. In breve, dovremo mostrargli e spiegare cos'è l'Europa».

Ma Trump, purtroppo per Juncker, mostra di sapere bene chi conta davvero nell'Ue.

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