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Ko in Alabama, Trump rischia al Senato

Perde il repubblicano Moore, coinvolto in scandali sessuali. Restano 2 seggi di vantaggio

Ko in Alabama, Trump rischia al Senato

New York - Era dal 1992 che in Alabama non veniva eletto un democratico al Senato. Nell'impresa di espugnare la roccaforte repubblicana è riuscito il 63enne ex procuratore federale Doug Jones, che andrà ad occupare il seggio lasciato libero dal ministro della Giustizia Jeff Sessions. Il candidato dem ha avuto la meglio in una corsa all'ultimo voto con il 49,9%, contro il 48,4% del favorito Roy Moore. Su cui hanno pesato le accuse di diverse donne che hanno detto di essere state molestate sessualmente dall'ex giudice, o di aver subito avances, quando erano minorenni, mentre lui all'epoca aveva oltre trent'anni. A poco gli è servito bollare le denunce come fake news: diversi membri del Grand Old Party gli hanno voltato le spalle, così come tanti elettori dello Stato più conservatore d'America. La sconfitta di Moore è uno schiaffo per il presidente Donald Trump, che alle primarie aveva sostenuto il candidato più vicino all'establishment, Luther Strange, e poi, dopo un'incertezza iniziale ha deciso di appoggiare comunque la corsa di Moore per difendere la maggioranza in Senato.

All'indomani della debacle elettorale, però, Trump ha preso nuovamente le distanze dal candidato Gop: «Il motivo per cui inizialmente ho sostenuto Strange è perché ho detto che Roy Moore non sarebbe stato in grado di vincere l'elezione generale», ha scritto su Twitter. «Avevo ragione - ha aggiunto - Roy ha lavorato duro ma gli hanno remato contro!». E la sconfitta pesa ancora di più sull'ultraconservatore ex stratega della Casa Bianca, Steve Bannon. L'ex numero uno di Breitbart News, infatti, puntava sulla vittoria dell'ex giudice - famoso per le posizioni estremiste e rimosso due volte dall'incarico per aver violato la legge con le sue battaglie religiose - per dirottare il partito verso destra.

Ma è anche un duro colpo per il Grand Old Party, che perde un prezioso seggio in Senato e vede la sua già risicata maggioranza assottigliarsi ulteriormente (a 51 contro 49). Mettendo così a rischio l'agenda di riforme di Trump, dall'immigrazione alle infrastrutture. Il risultato dell'Alabama è poi un segnale significativo in vista delle elezioni di metà mandato del 2018 per il rinnovo del Congresso. Tanto che Trump ha detto: «Se le elezioni della scorsa notte dimostrano qualcosa, è che dobbiamo presentare grandi candidati repubblicani per aumentare il margine ristretto sia alla Camera che al Senato». Alcuni repubblicani «sono felici» dell'esito del voto - ha proseguito -. Io, da leader del partito, avrei preferito mantenere quel seggio».

Questo però, a suo parere, non cambia l'agenda. E già martedì sera, congratulandosi con Jones per la vittoria, ha assicurato che «i repubblicani avranno un'altra chance per questo seggio molto presto. Non finisce mai!». Chi invece non si è dato per vinto è lo sconfitto Moore, che ha chiesto il riconteggio dei voti, visto il margine risicato.

Il segretario di Stato dell'Alabama, John Merrill, ha detto che ogni candidato può richiedere un nuovo conteggio, se lo paga di tasca sua, ma ha poi precisato però come sia molto improbabile che il risultato cambi.

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