Politica

L'alleanza traballa: Lega e Forza Italia ai ferri corti su Foa

Il Cav: "È un no sul metodo, non sul nome". Salvini minaccia di far saltare il centrodestra

L'alleanza traballa: Lega e Forza Italia ai ferri corti su Foa

La nomina di Marcello Foa alla presidenza della Rai mette a dura prova la tenuta del centrodestra. Una partita delicata in cui questa volta è Forza Italia a poter dare le carte, visto che senza i sette voti del partito azzurro in Vigilanza Rai la maggioranza di governo non avrà i numeri per eleggere l'ex direttore del Corriere del Ticino.

Il «no» di Silvio Berlusconi al momento non è in discussione. Un veto posto non sul nome di Foa quanto sul metodo della «non consultazione» scelto dalla Lega che ha comunicato la scelta a cose fatte. L'idea di fondo è quella di lanciare un segnale affinché non si consolidi il metodo del non coinvolgimento. «Vogliamo rispetto, soprattutto dal nostro alleato», dicono i vertici azzurri. E oggi Antonio Tajani nella conferenza stampa che terrà a Venezia, in una tappa del tour contro il Dl Dignità, potrebbe ufficializzare il «no» a Marcello Foa.

Matteo Salvini, però, non ci sta e fa filtrare irritazione. Se Forza Italia voterà con il Pd contro la nomina di Marcello Foa alla presidenza della Rai - fa sapere il leader leghista - mercoledì in Vigilanza si consumerà uno strappo che avrà ripercussioni molto forti su una alleanza che tiene in piedi le regioni del Nord e centinaia di Comuni. Soprattutto se si considera - è il ragionamento del leghista - che le nomine dei vertici di viale Mazzini vanno considerate nell'ambito di un più ampio accordo politico che ha portato a Forza Italia la presidenza della commissione bicamerale di Vigilanza (poltrona sulla quale siede l'azzurro Alberto Barachini). Anche se bisogna dire che la Vigilanza Rai per prassi parlamentare viene da sempre assegnata all'opposizione.

Berlusconi in mattinata aveva preso posizione con una intervista a La Stampa. «Vedo una forte volontà spartitoria. Il carattere unilaterale della proposta per la Rai, che la maggioranza ha concordato solo al proprio interno, mi sembra un pessimo segnale». Un colloquio in cui analizza anche l'anomalia delle alleanze a doppio binario. «Nella prima Repubblica il Psi di Craxi per 15 anni governò a Roma con la Dc e invece nella maggior parte dei Comuni e delle Regioni con il Pci. Non credo però che questa volta accadrà la stessa cosa». E anche per il governo presagisce vita breve: «Se mangerà il panettone sarà un panettone molto amaro per gli italiani». Sul decreto Dignità, si rivolge a Salvini: «Come può la Lega permetterlo? Come può permettere che si approvi un Decreto Dignità contro le imprese e contro il lavoro? Se questo è l'inizio, cosa succederà nella legge di stabilità?».

Dentro la Lega e dentro Forza Italia c'è chi ritiene che alla fine possa esserci un chiarimento diretto tra Berlusconi e lo stesso Salvini che si trova a Milano Marittima fino alla fine della prossima settimana per una vacanza con il figlio Federico e poi per la festa della Lega Romagna. Il nodo Foa si dovrà sciogliere prima di mercoledì mattina, quando a palazzo San Macuto è convocata la commissione di Vigilanza. Il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, non crede comunque che sulla presidenza della Rai si possa rompere il centrodestra. E per dare forza alla sua convinzione tira fuori un precedente di dissociazione leghista che lo ha riguardato da vicino: «Quando la Lega decise di non votarmi come presidente del Parlamento europeo non mi pare che noi abbiamo deciso di rompere l'alleanza o messo in discussione il centrodestra. E vorrei ricordare che il mio avversario era il candidato di Matteo Renzi.

È lì che c'è stata la prima sconfitta di Renzi ed è arrivata senza la Lega».

Commenti