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L'altolà di Salvini: "Pd-M5s? È presa in giro Passeggeremo a Roma"

Il leader minaccia di scendere in piazza e avverte Berlusconi e Di Maio: "Basta veti"

L'altolà di Salvini: "Pd-M5s? È presa in giro Passeggeremo a Roma"

Matteo Salvini non ci sta. Per lui, il patto tra centrodestra e M5S è ancora possibile. Il leader del Carroccio manda messaggi a Luigi Di Maio e a Silvio Berlusconi, raccomandando «che la smettano tutti con i veti e si cominci a lavorare». Chiede tempo al Colle perché, dopo quello in Molise, il successo più di marca leghista in Friuli, potrebbe rafforzare le sue pretese.

Il fatto è che il leader del Carroccio è innervosito dall'incarico appena affidato al presidente della Camera, Roberto Fico, sulle chances dell'alternativa M5S-Pd. «Farò di tutto perché non accada questa presa in giro», dice. E cerca di sabotare il tentativo, accreditando l'idea che proseguano trattative sotterranee con i grillini, proprio mentre i dem pretendono di aprire un eventuale confronto solo quando sarà chiuso il «forno» con il centrodestra.

Salvini teme che il Pd sconfitto torni in gioco, con il M5S o con un esecutivo di larghe intese «scelto dall'Europa». «Il Presidente - sbotta- fa il suo mestiere. Io vi dico che se il voto conta ancora qualcosa, se la democrazia conta ancora qualcosa, gli unici che non possono andare al governo sono quelli del Pd e della sinistra, che hanno perso ovunque». Poi sembra minacciare manifestazioni: «Bisogna far ragionare i primi due arrivati, i terzi restano in panchina. Non mi sembra corretto che governino secondi e terzi e i primi restino fuori. Se qualcuno prova a fare una cosa del genere, ci troviamo a fare una passeggiata, non qui ma tutti assieme a Roma». Se qualcuno vuol riportare il Pd al governo, per Salvini, «andiamo indietro, ai governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. La gente straccerà la scheda elettorale».

Dal tour elettorale in Friuli, il leader fa sapere a Sergio Mattarella che «il programma è pronto e se qualcuno scende dal piedistallo, diamo entro una settimana un governo agli italiani». Fico vorrebbe incontrarlo già oggi, per ribadirgli che «il voto degli italiani è chiaro e noi siamo pronti». Sembra rispondere ad una proposta dei grillini quando assicura di essere pronto a un passo indietro («Non dico: Salvini o morte), per «un nome terzo, anche non della Lega ma indicato dalla Lega». Potrebbe rimanere fuori dal governo, come Bossi nel 1994, ma il veto a Fi? Di Maio, poi, pare mettere la parola fine al confronto e continua a duellare con Berlusconi. Il leghista non ha interesse a tradire, per fare il secondo al grillino e il governatore del Veneto, Luca Zaia, assicura: «Berlusconi è un nostro compagno di viaggio, è il referente per Fi».

Forse, Salvini pensa ad un incarico per sé. «Alla fine - dice - possiamo provare a far da soli». Ripete che bisogna dare presto una guida al Paese, per affrontare le emergenze. «Allarme sbarchi, 1.400 in 48 ore! Serve subito un governo che controlli i confini ed espella i clandestini». Chiunque voglia allearsi con la Lega «deve impegnarsi a blindare i confini del nostro Paese».

Dice no ad un governo gradito a Bruxelles, lui vuole «fare l'esatto contrario di quello che i matti dell'Ue ci hanno imposto: l'Italia esce dalla crisi se dice no a diktat europei che sono la nostra morte».

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