Politica

L'aria più velenosa d'Europa si respira in Pianura Padana

In Lombardia 300 morti l'anno per polveri sottili. Più delle auto contano le condizioni climatiche

Spesso pensiamo: apro la finestra e faccio cambiare l'aria. Oppure: esco a prendere una boccata d'ossigeno. Peccato che in quello che respiriamo ci sia anche dell'altro, per nulla salutare. Non è per fare terrorismo psicologico - i dati sono della World Health Organization - ma le polveri sottili presenti nell'aria che respiriamo uccidono ogni anno 3,7 milioni di persone. Di queste, spiega il rapporto 2014 dell'Oms, 600mila muoiono prematuramente. Sembrano numeri lontani da noi, allora restringiamo il campo di analisi: a Roma, ha spiegato ieri un team di medici in un convegno alla Bocconi, si eviterebbero circa 61 decessi all'anno se si abbassasse di solo 5 microgrammi per metro cubo l'attuale livello di PM10 nell'aria. La riduzione del PM2,5 - altra polvere dannosa - fino alla soglia dei 10 microgrammi per metro cubo farebbe guadagnare ai cittadini romani 21 mesi in più nell'aspettativa di vita e significherebbe un risparmio di circa un milione di euro. Non si tratta solo di vita o di morte ma anche di altri disturbi: al sistema respiratorio, al cuore, persino al metabolismo. Nei bambini che crescono in prossimità di strade trafficate il rischio di sviluppare asma è più alto del 60-70 per cento, e lo smog intenso respirato dalle gestanti «può ridurre il peso alla nascita dei neonati», fa notare Sergio Harari, direttore di Pneumologia al San Giuseppe di Milano.

Peggio che a Roma si sta al nord, in quella pianura padana che non solo è maglia nera d'Italia, ma sulla cartina d'Europa spicca decisamente: bollini rossi come nell'area di Milano e dintorni si vedono solo nella zona est di Ungheria e Polonia. Lo sforamento delle soglie fissate dall'Oms - che, va detto, sono più stringenti di quelle in vigore oggi in Europa: 20 invece di 40 microgrammi al metro cubo per il PM10, 10 invece 25 microgrammi per metro cubo per il PM2,5 - «causa in Lombardia 300 morti all'anno, di cui l'80% (circa 230) proprio nel capoluogo». Dove qualcosa, dalla congestion charge per le auto in centro alle (discusse) domeniche a piedi, è stato fatto. Ma il punto vero sono le condizioni geografiche, che non aiutano, e su cui l'uomo può incidere poco: le Alpi fanno da barriera al vento, alleato chiave per l'aria pulita, e le piogge, al netto dei recenti casi eccezionali, non sono abbondantissime. «Di fatto siamo in una sorta di catino», spiega il professor Pier Alberto Bertazzi del Policlinico di Milano, uno che il territorio lo conosce bene: i primi studi sull'inquinamento del fiume Seveso sono suoi. Dal 2007 ad oggi la situazione in Lombardia è migliorata: nel biennio 2013-2014 il PM10 non ha superato il limite europeo e il merito, spiega Bertazzi, «è proprio del clima, che è stato più ventoso e piovoso, e della crisi, perché la minore produzione industriale in questo senso è un vantaggio». Non a caso a Pechino, per lo scorso vertice Apec, hanno chiuso le fabbriche per ripulire l'aria dai livelli acuti di smog.

L'Europa alcune misure le aveva previste, ma il neo presidente della Commissione Ue Jean-Claude Junker ha pensato bene di ritirare il «Pacchetto aria», che conteneva tra le altre cose la nuova direttiva sui limiti nazionali alle emissioni: contro la decisione si sono mobilitate già 22 associazioni italiane, tra cui anche i Genitori antismog di Milano.

Twitter @giulianadevivo

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