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L'Authority indaga su Sgarbi su "denuncia" di Sangiuliano

Il ministro della Cultura sulle presunte consulenze d'oro: "Sono indignato, ho segnalato il caso anche alla Meloni"

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«Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose». Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano mette nero su bianco la propria posizione in una intervista al Fatto Quotidiano. E fa sapere di aver denunciato la questione all'Autorità Antitrust, «Ho subito avvertito chi di dovere e segnalato di averlo fatto a Giorgia Meloni. Del resto si sa, non l'ho voluto io e anzi: cerco di tenerlo a debita distanza e di rimediare ai guai che fa in giro» aggiunge. Sin qui l'intervista. Poi ieri, intercettato in Transatlantico, ha aggiunto: « ''Da tre giorni non sento Sgarbi e non gli mando messaggi. La questione è all'approfondimento. Mi volete dare qualche giorno per approfondire?».

L'Antitrust conferma di aver ricevuto la documentazione inviata dagli uffici del ministro della Cultura. L'Autorità fa sapere di avere iniziato l'esame del caso e si riserva di procedere alle proprie valutazioni sul caso. Anche Giorgia Meloni è stata messa al corrente della comunicazione all'Autorità e ora spetterà a lei la valutazione politica del caso, nelle prossime 24-48 ore. La presidente del Consiglio, impegnata ieri nelle comunicazioni alle Camere alla vigilia del Consiglio europeo, non ha ancora avuto modo di esaminare la vicenda, ma in ambienti governativi non si fa mistero che la questione sarà oggetto di un approfondimento, anche se al momento non ci sono decisioni drastiche alle viste. La sensazione è che la presidente del Consiglio stia facendo una valutazione a più ampio spettro. Nell'esecutivo è diffusa la convinzione che l'ipotesi di un rimpasto - ipotesi che ritorna periodicamente alla luce in maniera carsica - possa essere gestita in maniera più morbida e naturale tra qualche mese, all'indomani delle Europee, sfruttando anche la possibilità di candidare eventuali uscenti al Parlamento di Strasburgo. Ma c'è anche chi sostiene che sarebbe meglio procedere a una accelerazione immediata così da sottrarre all'opposizione alcuni facili bersagli. Se il sottosegretario alla Cultura è finito nella bufera per le presunte consulenze d'oro svolte nel corso del suo incarico istituzionale, in realtà la vicenda non è finita nel mirino della Procura di Roma. Diverso il discorso dell'acquisto all'asta di un quadro di Vittorio Zecchin. Quel che è certo è che il caso legato alle consulenze verrà affrontato in Parlamento. Il Movimento Cinquestelle ha infatti deciso di depositare una mozione che impegna il governo ad avviare le procedure di revoca della sua nomina a sottosegretario. Il suo comportamento, si legge nella mozione depositata alla Camera, «svela una condotta grave, di natura dolosa, attraverso cui il sottosegretario ha abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri».

Nel corso della giornata, poi dal Pd all'Alleanza Verdi Sinistra passando per il Movimento Cinquestelle, i partiti di opposizione hanno chiesto a Gennaro Sangiuliano di recarsi in aula a riferire sulla faccenda chiedendo con insistenza le dimissioni del sottosegretario. «Sgarbi questa volta viene scaricato anche dal ministro. Per questo abbiamo chiesto a Sangiuliano di chiarire in Aula cosa pensa delle ricche consulenze di Sgarbi (e pure del fatto che evade il fisco)» dichiara Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera. Nel centrodestra, invece, si attendono sviluppi.

Ieri nessuna voce si è espressa sulla questione e in silenzio è rimasto anche il gruppo di Noi Moderati con cui Sgarbi è alleato.

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