Politica

Lavoro, c'è una app che batte il Jobs Act

«Vicker» mette in contatto la domanda e l'offerta, stabilendo anche il prezzo

Patricia Tagliaferri

Roma C'è un po' di tutto in questa nuova app, innovativa e semplicissima, creata da due giovani di Vicenza, Matteo Cracco e Luca Menti, per mettere in contatto chi si candida per sbrigare lavori pratici di tutti i giorni con chi non ha tempo o non è in grado di farli.

C'è il genio e l'entusiasmo di due amici che si sono improvvisati imprenditori dopo che la loro vita aveva preso una piega non prevista, una scommessa vinta sulla sharing economy, un'opportunità per chi ha professionalità da offrire e per chi invece le cerca, un modo per creare lavoro in modo completamente legale contenendo il sommerso. Vicker è tutto questo, una sorta di agenzia di lavoro digitale scaricabile gratuitamente da smartphone e tablet che ha ottenuto anche il placet del ministero del Lavoro. Da tre mesi è operativa a Roma e Vicenza, a settembre partirà a Milano, poi a seguire Padova, Torino, Bologna e Firenze. Pulizie, riparazioni, montaggio mobili, giardinaggio, ripetizioni, manicure, massaggi. Su Vicker si può trovare di tutto. È l'utente a richiedere il servizio e a stabilire la cifra che è disposto a spendere (e che non può scendere sotto una certa soglia), i lavoratori interessati all'incarico, le cui competenze vengono rigorosamente verificate, inviano le loro candidature che il cliente può valutare attraverso le recensioni di altri. Il pagamento avverrà attraverso la app al termine della prestazione ed entro 48 ore il lavoratore riceverà il denaro sul suo conto, con tanto di fattura o ricevuta fiscale, decurtato del 20 per cento, che è la cifra trattenuta da Vicker anche per pagare una copertura assicurativa. La cosa funziona. Comuni e Regioni si stanno rendendo conto delle potenzialità di un progetto in grado di assolvere a compiti che spetterebbero ad altri e che potrebbe rappresentare un'opportunità anche per le istituzioni. Si vedrà.

Matteo e Luca vanno avanti con la stessa determinazione con la quale sei anni fa si sono buttati in questa avventura, partendo con pochi euro in tasca da Vicenza con ben altri progetti in testa, il cinema e la musica. Poi le cose non sono andate come avrebbero dovuto. «O molliamo o risorgiamo», si sono detti. «In quel momento - racconta Matteo - ho pensato che se qualcuno mi avesse dato 30 euro per tagliargli il prato ci sarei andato». Da lì è partito tutto, nell'incoscienza più totale, con competenze acquisite in un baleno, un gruppo di investitori che hanno scommesso su di loro e un altro di tecnici abilissimi capaci di concretizzare le idee mettendo la tecnologia al servizio della persona.

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