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Legalità e zero tolleranza Di questo c'è bisogno

Pisapia da sempre dalla parte degli abusivi. Il risultato? Una città in mano agli antagonisti. Con la Procura immobile 

Legalità e zero tolleranza Di questo c'è bisogno

Anche Milano, per non farsi bagnare il naso da Roma, si è impegnata per aver la propria Tor Sapienza, anzi due: il Gratosoglio e il Corvetto, due quartieri che solo ad attraversarli provocano disturbi gastrici. Si tratta di autentiche polveriere che minacciano di esplodere da molti anni e che, negli ultimi giorni, hanno cominciato a dare segnali preoccupanti di nervosismo (eufemismo). Lunedì e ieri il timore di disordini si è trasformato in constatazione dei medesimi. Infatti è scoppiato il casino. Botte da orbi tra forze dell'ordine e giovinotti esuberanti (altro eufemismo) dei centri sociali, ovviamente di sinistra e, pertanto, coccolati e vezzeggiati dalla pubblica amministrazione rossa (altro che arancione) allo scopo di catturarne i voti.

I tafferugli al Lorenteggio dimostrano quanto sia difficile sgomberare case occupate da una vita. Qui era in corso un'operazione per cacciare una coppia di abusivi da un appartamento situato in una palazzina popolare. Sembrava che tutto procedesse per il meglio, quando si sono appalesati una cinquantina di antagonisti. Cosa sia successo ve lo lasciamo immaginare. Forniamo soltanto il risultato della partita: sei agenti feriti, traffico bloccato, terrore fra i passanti. Scene a cui noi con i capelli bianchi siamo abituati dai tempi eroici del Sessantotto e successivi, allorché i superdemocratici lavoravano per realizzare la rivoluzione proletaria, ricorrendo regolarmente alle P38, che non sputavano acqua bensì piombo.

Ieri, gli epigoni dei violenti anni Settanta hanno concesso il bis al Corvetto, periferia sgangherata e in alcune zone ripugnante. Anche in questo caso la missione era sgomberare. Non un'abitazione qualsiasi, ma due palazzine. Di chi? Non si sa. Ma si sapeva che gli antagonisti se ne erano illegalmente impossessati, istituendovi due centri sociali lustri orsono. Intimare a questa gente di togliersi dalle scatole di cemento non è come invitare una ragazza a uscire per recarsi in discoteca. La reazione dei gentiluomini in questione era dunque prevedibile: violenze d'ogni tipo. Un finimondo di cui, more solito, hanno fatto le spese i carabinieri, nonostante costoro, quanto i poliziotti, passino sempre per cattivoni, aggressivi e crudeli.

Da notare che i numerosi centri sociali milanesi, dal famigerato Leoncavallo in poi, hanno sempre goduto della tolleranza delle cosiddette autorità per motivi non tanto oscuri: evitare grane, non creare bisticci; in termini diversi, esse hanno tenuto di più al quieto vivere che non alla legge. Cosicché gli antagonisti a lungo andare si sono convinti di poter spadroneggiare: non hanno mai pagato né l'affitto né le tasse. In compenso, all'occorrenza, hanno menato le mani a piacimento senza subire punizioni: al massimo, un buffetto.

Poi è stato eletto il sindaco Giuliano Pisapia (già parlamentare di Rifondazione comunista) in sostituzione di Letizia Moratti (Forza Italia) e la tolleranza si è tramutata in benevolenza grazie alla mediazione di Paolo Limonta, portavoce del primo cittadino. Pisapia in campagna elettorale pronunciò un discorso storico del quale vale la pena ricordare la frase principale: «Occupare le case è un atto di legittima difesa da parte di chi è in stato di necessità». Il senso è questo: se rubi una bicicletta o dai del fesso a un giudice o a un politico sei un criminale, se rubi un alloggio sei un povero cristo che, avendo agito per combattere la miseria, non meriti un castigo, ma il perdono o, meglio, un incoraggiamento a reiterare il reato.

Siamo messi così, cari lettori. Tanto è vero che gli abusivi sono tali da decenni e nessuno si è mai sognato di indurli a sloggiare. La situazione è marcita e ora se il prefetto si azzarda a ordinare uno sgombero si scatena la guerriglia e l'occupante non autorizzato si barrica nel quartierino non suo, mette i sacchetti di sabbia alle finestre, il comò contro la porta e si sente un eroe della resistenza. Naturalmente i signorini dei centri sociali, suoi compagni di illegalità, lo supportano, lo incitano e non gli negano prestazioni pugilistiche finalizzate a respingere chi lo voglia allontanare dal sito illecitamente presidiato.

Se siamo giunti a questo punto, ciò dipende dalla circostanza che per un ventennio chi doveva intervenire, nel rispetto dei codici, per ripristinare la normalità, non ha mosso un dito. Mi domando perché la Procura di Milano, così solerte e ligia nell'attenersi all'obbligo dell'azione penale, non si sia accorta dei reati commessi in quantità industriale sotto i suoi occhi.

Non oso formulare ipotesi, ma simili distrazioni suscitano qualche malevolo sospetto, che vorremmo fugare con la collaborazione delle toghe rosse, gialle, verdi o nere che siano.

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