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"L'Espresso" e il sessismo politically correct

Sfogliare l'ultimo numero de "l'Espresso" equivale a sprofondare nella paranoia. Ma è un quiz a imbarazzare la sinistra

"L'Espresso" e il sessismo politically correct

Sfogliare l'ultimo numero dell'Espresso equivale a sprofondare nella paranoia. In copertina c'è una famiglia in spiaggia. Gli allegri bagnanti sono incappucciati come membri del Ku Klux Klan. È solo l'inizio. Ogni pagina contiene almeno un allarme contro la xenofobia, il razzismo, il fascismo, il nazismo, il populismo, il sovranismo, il nazionalismo.

Se il proverbiale marziano cascasse sulla Terra e per sua sfortuna si imbattesse in una copia dell'Espresso, girerebbe l'astronave e se ne tornerebbe a casa, convinto di essere sbarcato in un pianeta sull'orlo di una guerra civile a sfondo razziale. Il racconto d'apertura di Giuseppe Genna arriva alla conclusione che l'Italia «è diventato un laboratorio sociale regressivo, un'associazione per delinquere di stampo morale, un hellzapoppin dell'obbrobrio». Tanto per non esagerare.

Può mancare Saviano? No. Tocca a Roberto disquisire sull'uovo razzista che ha colpito Daisy Osakue. Povero Saviano, l'Espresso è andato in stampa prima che si scoprisse che la vile bravata razzista era una vile bravata e stop. Il direttore Marco Damilano, ospite fisso di tutte le trasmissioni televisive, ci informa che in Rai «arriva una nuova specie: il Lottizzato Populista. Che agisce per conto della Gente. Arrabbiata e un po' razzista». C'è solo una cosa sorprendente, cioè i dati a suffragio della tesi: neanche uno. Gli italiani sono «un po' razzisti» perché così ha deciso l'Espresso. Proseguiamo ed ecco il grande reportage, a questo punto su un argomento del tutto inatteso. Titolo: Estate sovranista. Sottotitolo: «La caccia all'immigrato e la fame di poltrone». Il vero protagonista è Matteo Salvini, un'ossessione, probabilmente all'Espresso c'è una regola che impone di citarlo un paio di volte in ogni articolo, escluse (per ora) le pubblicità ma solo perché sono poche.

Per rilassare il lettore ed evitare gli attacchi di panico, l'Espresso propone un test all'insegna della fantasia più sfrenata: Sei Di Maio o Salvini? E si riparte con la xenofobia, il razzismo, il fascismo, il nazismo, il populismo, il sovranismo, il nazionalismo. Ma alla domanda numero 15, Idee politiche a parte, fareste sesso con..., qualcosa si inceppa. Ecco le possibili scelte. Roberto Fico «ruspante», Emmanuel Macron «poliedrico», Davide Casaleggio «indecifrabile», Giancarlo Giorgetti «perché sa come si fa». Tutto a posto, per ogni possibile amante maschio c'è una qualità più o meno positiva. Nella colonna delle amanti femmine le scelte sono Daniela Santanchè «per zittirla», Marine Le Pen «per sculacciarla», Chiara Appendino «per svegliarla», Giulia Bongiorno «per disinnescarla».

Le risposte dovrebbero riflettere la brutale mentalità dei sovranisti, ma perché il giochino si applica solo alle donne e non ai maschi? Perché non si può «zittire» Fico o «sculacciare» Macron? Perché la Bongiorno non può essere «poliedrica» e Marine Le Pen «ruspante»? Non sarà sessismo? Cosa ne pensa Michela Murgia, firma del settimanale, impegnata in appassionate battaglie contro il maschilismo? Dopo pagine e pagine zeppe di sermoni sui diritti negati, il test sessista è uno scivolone. In attesa di dissociazioni dall'Espresso anti #metoo, registriamo che le donne in Rete non l'hanno presa bene.

Lo scherzo è riuscito a far arrabbiare quasi tutte, senza distinzioni di colore (politico, per carità).

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