Politica

In Libia i nomi dei terroristi approdati in Italia

Trovata a Sirte una lista di 6 tunisini arrivati nel nostro Paese con i barconi dei profughi

Fausto Biloslavo

Sirte Sei nomi di terroristi tunisini, che hanno aderito al Califfato e potrebbero essere ancora annidati nei quartieri di Sirte in mano alle bandiere nere, dove si combatte casa per casa. Oppure morti durante gli scontri o scappati dall'assedio delle forze libiche del governo di unità nazionale. E una lista di jihadisti tunisini dello Stato islamico trovata a Sirte con i nomi di chi si sarebbe già infiltrato in Italia sui barconi. Una fonte dell'antiterrorismo italiano ha confermato al Giornale che in Libia sono state segnalate 5 vecchie conoscenze della giustizia italiana, che hanno vissuto a lungo da noi. Il capo è Moez Fezzani, nome di battaglia Abu Nassim, che abbiamo scarcerato, poi espulso nel 2012 e infine condannato in secondo grado a 6 anni, ma ormai stava già combattendo in Siria.

Gli altri 4 nomi dei tunisini legati all'Italia e collegati a Sirte sono Essid Sami Ben Khemais, Mehdi Kammoun, Bouchoucha Moktar e Madri Riadh. Nell'ex roccaforte assediata delle bandiere nere, che sta per crollare, circola la voce, non confermata, che un sesto terrorista tunisino legato al nostro Paese sia stato ucciso. È il super ricercato, Nouruddine Chouchane: viveva a Novara ed è coinvolto nella strage del museo il Bardo di Tunisi oltre al rapimento di quattro italiani in Libia.

Ben Khemais è un pezzo grosso della guerra santa. Nel 2001 fondò una cellula di Al Qaida a Milano. Attraverso i suoi conti correnti movimentava 70 milioni di vecchie lire l'anno verso prestanome a Dubai, nello Yemen, in Tunisia e Turchia. Condannato in Italia a fine pena è stato espulso nel Paese di origine e rimesso in libertà con la primavera araba. Assieme al suo sodale Kammoun aveva fondato una cellula fra Gallarate e la moschea di viale Jenner a Milano. Pure lui condannato in Italia e poi espulso. Moktar viveva a Spinadesco, in provincia di Cremona e nel 2004 scriveva dal carcere di Nuoro, assieme a Khemais e Kammoun appellandosi ai diritti umani per non venir estradato in Tunisia. Amnesty international e organizzazioni di estrema sinistra sposarono la battaglia dei terroristi e l'Italia fu condannata dalla Corte europea per averli rimandati dove vigeva la pena di morte.

Riadh faceva parte di una cellula del terrore di Buccinasco, in provincia di Milano, smantellata nel 2001. Gli obiettivi erano la stazione centrale del capoluogo lombardo, una base militare vicino a Napoli ed una stazione dei carabinieri. Il gruppo di sei tunisini legati alle bandiere nere e all'Italia si è ritrovato a Sirte, roccaforte del Califfato. Fra le macerie della battaglia è stata trovata una lista di combattenti giunti in Libia dalla Tunisia per combattere la guerra santa. Accanto a sette nominativi di terroristi tunisini c'era un appunto: «I fratelli sono proseguiti per l'Italia» mescolati ai migranti. Il colonnello dell'intelligence libica Ismail Shoukri conferma che lo Stato islamico «avrebbe fatto in modo di infiltrare sui barconi, fra gli emigranti illegali, alcuni dei loro uomini provenienti da Sirte. Non escludiamo che siano fuggiti in Italia».

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