Politica

Libia, l'inviato Onu pagato dagli arabi

Bernardino Leon ha accettato un lavoro da 50mila euro mensili dagli Emirati, sponsor del governo di Tobruk

Da una parte mediava fra le fazioni della guerra civile in Libia e dall'altra si accordava per un posto da 50mila euro al mese, oltre a spese d'alloggio, con gli Emirati Arabi, che sono parte in causa del conflitto.

Bernardino Leon, l'inviato dell'Onu per la pace nel travagliato ex regno di Gheddafi, esce di scena con una figuraccia, se non peggio. A Tripoli lo accusano apertamente di «parzialità» e si rifiutano d firmare il suo piano dopo aver letto il giornale britannico Guardian , che ha tirato fuori la patata bollente.

L'ex ministro degli Esteri spagnolo, che è stato nominato dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon lo scorso anno, cinque mesi dopo cercava già lavoro. I furbi arabi gli hanno proposto in giugno a 50mila euro al mese il ruolo di direttore generale dell'«accademia diplomatica» di Abu Dhabi, dove la famiglia di Leon si è già trasferita. Peccato che i caccia degli Emirati assieme a quelli egiziani siano accusati di aver bombardato la Tripolitania per piegare uno dei due governi esistenti in Libia, quello di Salvezza nazionale appoggiato da Turchia e Qatar.

Nei messaggi di posta elettronica pubblicati ieri dal Guardian , il mediatore dell'Onu si preoccupava molto anche delle spese di alloggio garantite dagli Emirati a lui e alla famiglia per una cifra non inferiore agli 81mila euro annui. E sosteneva che non poteva stare in una magione meno ampia e comoda di quella di Madrid.

L'aspetto più grave è che fin dal 31 dicembre 2014 Leon inviava al ministro degli Esteri degli Emirati, Abdullah bin Zayed, che poi gli ha affidato il posto d'oro, messaggi molto discutibili per un mediatore che deve unire le parti. «Non intendo lavorare ad un piano politico che includa tutti», scriveva, aggiungendo di avere una strategia «per delegittimare completamente» il Parlamento di Tripoli a favore di quello di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale, ma scaduto lo scorso 20 ottobre.

Sempre nella mail Leon ammetteva candidamente: «Tutte le mie mosse e proposte sono state confrontate con (ed in molti casi messe a punte dal) Parlamento di Tobruk e (con l'ambasciatore libico negli Emirati) Aref Nayed e (l'ex premier libico ora residente negli Emirati) Mahmud Jibril».

L'inviato che nelle ultime ore ha concluso il suo mandato prima aveva smentito la firma del contratto, ma mercoledì gli Emirati hanno confermato la sua assunzione a 1666 euro al giorno più spese. Allora ha risposto al Guardian sostenendo che non «c'è alcun conflitto d'interesse», che la sua proposta di pace rimane equa e giusta respingendo le accuse di parzialità. L'incarico di «direttore generale» dei diplomatici ad Abu Dhabi comincerà a dicembre, ma fin da gennaio, Leon cercava «un incarico accademico in America».

Ad un certo punto nello scambio di posta elettronica con gli arabi, parte del conflitto, sosteneva addirittura di aver ricevuto un'offerta «come una specie di grande consigliere delle mediazioni dell'Onu», ma che poteva metterla da parte se gli Emirati preferivano che si occupasse solo della loro accademia diplomatica.

In un'altra mail che riflette una luce molto opaca sulla mediazione Leon scrive al ministro degli Esteri di Abu Dhabi: «Posso aiutare a controllare il processo mentre sono qui. Tuttavia, come lei sa, non penso di restare a lungo… Sono considerato come sbilanciato a favore di Tobruk. Ho consigliato gli Usa, il Regno Unito e l'Ue di lavorare con voi».

Il risultato delle rivelazioni è la pietra tombale sul governo di unità nazionale annunciata da Tripoli.

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