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Libia, Di Maio adesso si mostra preoccupato: "Rischiamo gravi conseguenze"

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio è stato intervistato dal quotidiano tedesco Der Spiegel: "L'Europa rischia di perdere di più nel conflitto"

Libia, Di Maio adesso si mostra preoccupato: "Rischiamo gravi conseguenze"

Chissà se il ruolo di ministro degli esteri gli piaccia di più di quello di capo politico del Movimento Cinque Stelle.

Luigi Di Maio, alla Farnesina ufficialmente da settembre, ha iniziato a fare il titolare della diplomazia soltanto da dicembre. Prima le sue giornate continuavano ad essere calibrate in base agli impegni, considerati fino a quel momento evidentemente prioritari, da capo politico di un partito che ha perso almeno più della metà dei voti delle politiche del 2018.

Dopo il vertice Nato di dicembre, in cui l’Italia ha incassato un mancato invito ad un mini summit su Siria e Libia ed un nulla di fatto da Donald Trump proprio sul dossier libico, alla Farnesina (probabilmente da Palazzo Chigi) è arrivato il messaggio secondo cui al ministero degli esteri il ministro competente si possa attivare per evitare l'emarginazione dell'Italia dalla Libia.

In poche parole, da quel momento Di Maio ha iniziato ad interpretare la parte del ministro. E forse non gli sta dispiacendo. Gira molte capitali, deve occuparsi di più dei dossier esteri e meno di quelli (ben più dolorosi per il Movimento Cinque Stelle) di politica interna. Inoltre quando viene intervistato può, per fortuna sua, evitare di parlare dello stato di salute non proprio idilliaco del suo partito.

L’ultima intervista Di Maio l’ha concessa al Der Spiegel, con cui ha parlato del dossier libico ed ovviamente dell’imminente conferenza di Berlino. Nel colloquio con i cronisti tedeschi, il ministro degli esteri italiano ha sottolineato ancora una volta l’importanza strategica della Libia e degli interessi in ballo: “L’Europa si trova a perdere di più nel conflitto”, ha esordito Di Maio.

E poco dopo, il titolare della Farnesina ha agitato lo spettro dell’immigrazione, tornando forse per un attimo a calarsi nel ruolo di capo politico di un partito che ha paura di perdere voti a destra: “Con un’escalation della guerra in Libia – ha infatti affermato il ministro – La situazione umanitaria peggiorerà e molti dei 700mila migranti presenti nel paese arriveranno in Europa”.

Di Maio ha fatto suo quel dato, spesso fatto riecheggiare dal premier libico Fayez Al Sarraj, che sta ad indicare il numero degli stranieri presenti in Libia e non dei migranti che vorrebbero partire. Questi ultimi sarebbero molti di meno, forse al massimo 8.000: sempre un numero importante, ma ridimensionato rispetto a quanto dichiarato dal ministro degli esteri. Che dunque, in questa occasione, ha mostrato (magari non a caso) il suo volto più preoccupato per quanto sta capitando al di là del Mediterraneo.

Il ministro degli esteri e capo politico del M5s, ha quindi chiosato contro l’atteggiamento dell’Europa: “Il vero problema è che noi nell'Ue abbiamo permesso a molti altri paesi di essere coinvolti”, ha tuonato Di Maio. Il quale poi, poco dopo, ha elogiato l’iniziativa tedesca volta ad organizzare la conferenza di Berlino il prossimo 19 gennaio: “La Germania – ha dichiarato il ministro degli esteri – ha avuto la lungimiranza di guardare oltre ai partner europei e va in questa direzione l'incontro tra la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente russo, Vladimir Putin".

Al tempo stesso però, il titolare della Farnesina ha voluto lanciare un elogio al suo corpo diplomatico: “L'Italia ha cercato di convincere tutti gli attori a partecipare alla conferenza – si legge nell’intervista – Sono molto lieto che i rappresentanti di così tanti paesi vengano a Berlino. Nel complesso, in Europa siamo riusciti a riportare l'Ue a svolgere un ruolo centrale”.

Ed è attualmente proprio questa la linea dettata dall’intero governo: riprendere quota all’interno del dossier libico, sfruttando i nostri contatti sul territorio ed aiutare contestualmente l’Europa ad uscire dalla marginalità. L’Italia dunque, in questa ottica, starebbe consapevolmente agendo come testa di ponte per gli altri paesi comunitari.

Per quanto concerne le aspettative di Di Maio sulla conferenza di Berlino, secondo il ministro “l'obiettivo è portare tutti i soggetti coinvolti al tavolo dei negoziati per garantire che non vi siano ulteriori interferenze, fermando la fornitura di armi e l'accesso di mercenari”. Da qui, il riferimento alla missione europea in Libia che però, almeno per il momento, sta stentando a decollare: “Nel caso in cui alla conferenza di Berlino si raggiungesse un accordo per il cessate il fuoco e il blocco dell'invio di armi – ha dichiarato Di Maio – l'Unione europea avrà il compito di garantire tutto ciò. Avremo bisogno di una missione di pace europea, in accordo ovviamente con le parti libiche e le Nazioni Unite”. Su questo punto però sono state registrate non poche titubanze e perplessità, soprattutto all’estero, dunque non è detto che si arrivi ad un accordo sul tema prima della conferenza di Berlino.

In poche parole, Di Maio nell’intervista al quotidiano tedesco è sembrato preoccupato dall’affaire libico e consapevole della sua centralità per gli interessi italiani. Con queste premesse, il nostro ministro degli esteri seguirà da vicino l’evolversi della conferenza di Berlino. E, per almeno quel giorno, potrà e dovrà pensare più alla Libia che alle imminenti elezioni regionali in Emilia.

E chissà che, proprio per questo motivo, non riterrà più comoda la poltrona di ministro piuttosto che quella di capo politico.

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