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L'idea del governo: via il posto ai vecchi per darlo ai giovani

Il bonus ai neoassunti rischia di colpire i lavoratori senior

L'idea del governo: via il posto ai vecchi per darlo ai giovani

nostro inviato a Rimini

Un provvedimento «un po' timido», ha detto ieri il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Il non detto è che la decontribuzione del governo Gentiloni servirà a poco o niente. I primi dubbi sulla misura per incentivare le assunzioni dei giovani sono emersi appena il governo ha lanciato la proposta. Negli ultimi giorni il No del Sole24ore, ieri le controproposte di Confindustria, i dubbi del sindacato e la contrarietà del centrodestra, per una volta unito.

In sostanza, il taglio dei contributi del 50% per i primi due anni per chi assume giovani sotto i 29 anni misura allo studio degli esperti di Palazzo Chigi - sarà sicuramente inutile nel medio termine (come la precedente versione di Renzi), ma rischia anche di diventare controproducente (forse più della precedente). I fonti aperti sono tanti.

Primo, l'effetto sostituzione. La stima dei 300 mila nuovi posti di lavoro in più è stata definita da Renato Brunetta una «bufala». Il bilancio, alla fine, sarà negativo.

Viste le nuove norme introdotte dal Jobs Act (i licenziamenti economici), si rischia che i datori siano incentivati ad assumere nuovi lavoratori al posto di chi era già stato assunto con la precedente versione. A rischio parte dei 1,58 milioni che hanno usufruito dei contributi azzerati. A breve costeranno alle imprese circa un 30% in più e non tutte le aziende saranno disposte a confermarli.

Per evitarlo il governo pensa di includere una clausola che escluda chi ha licenziato o licenzierà.

Ma i nuovi incentivi potranno favorire la fuoriuscita di altri, in particolare i 50enni, segmento a rischio per una fisiologica tendenza dei datori ad assumere lavoratori meno costosi, spiega Maurizio Sacconi.

Le statistiche dicono che il tasso di occupazione dei lavoratori senior è cresciuto, ma è un effetto delle riforme previdenziali. Sono sempre più gli ultra 50enni in cerca di lavoro e la decontribuzione può diventare un ulteriore incentivo a produrre disoccupati senior. Magari con famiglia a carico. «La crisi del lavoro non si risolve spostando lavoro da anziani a giovani, diminuendo il costo di questi ultimi», ha scritto giorni fa Brunetta. Peraltro, aggiunge Sacconi, il governo non prevede nessun incentivo alla «rottamazione» dei lavoratori senior.

Il tutto per un provvedimento in teoria pro giovani, ma che metterà a rischio uno dei pochi strumenti che funziona: «l'apprendistato, strumento fondamentale per avvicinare le competenze dei giovani alle richieste del mercato», ha spiegato Sacconi.

Ieri i dubbi degli industriali sono diventati più espliciti. Boccia, al Meeting di Rimini, ha dato un giudizio negativo delle bozze che stanno circolando. «Da quello che abbiamo letto fino ad oggi ci sembra una proposta un po' più timida». La richiesta ufficiale di Confindustria consiste in altri tre anni di contributi azzerati. Il messaggio nascosto è, meglio rendere strutturale gli incentivi che già ci sono che vararne di nuovi, depotenziati. Il conto è consistente. «In due o tre anni ha spiegato Boccia - occorre un'operazione da una decina di miliardi per attivare 900 mila posti di lavoro».

Anche la Cisl di Annamaria Furlan esprime dubbi forti. «Il tema non è un intervento spot, ma rendere strutturale un minor costo del lavoro con un'azione vera a favore delle aziende che assumono». Formule di cortesia che nascono un giudizio negativo. La proposta del governo, non piace a nessuno.

Le riforme, quando non sono strutturali, servono a poco e rischiano di fare danni.

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