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L'importanza della "nutrizione clinica"

Un tema troppo spesso sottovalutato anche nella cura del paziente oncologico

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La nutrizione clinica in Italia è un tema sottovalutato nel complesso delle pratiche per il benessere del paziente oncologico. Per fare il punto sulla situazione del nostro Paese, presso la sala Capitolare del Senato, si è tenuto l'incontro dal titolo «Screening precoce e supporto nutrizionale del paziente oncologico: a che punto siamo?».

L'evento è stato promosso dalla senatrice Tilde Minasi, che ha evidenziato come sia importante che le istituzioni manifestino la propria sensibilità sul tema. La malnutrizione per difetto, infatti, viene riscontrata nel 30% circa dei pazienti già al momento della diagnosi anche nei Paesi ad alto reddito. Il depauperamento delle risorse dell'organismo rappresenta un problema di salute pubblica e clinico, che aumenta di 2,6 volte il rischio di mortalità e di 3 volte la possibilità di insorgenza di complicanze, oltre che del 30% la durata della degenza, quindi un relativo aumento dei costi di cura ospedaliera. Si stima che una corretta integrazione nutrizionale possa portare a un risparmio del 12,2%.

«L'equità dell'accesso ai supplementi nutrizionali orali (ONS) per tutti i pazienti oncologici in Italia è essenziale per garantire la prosecuzione delle terapie salvavita cui essi devono sottoporsi», ha spiegato la senatrice, sottolineando che sia «dirimente ed eticamente necessario fornire risposte concrete in termini di piena rimborsabilità da parte del SSN degli ONS e degli AFMS, garantendo screening nutrizionali sempre più capillari». Anche per queste ragioni, come ha spiegato la senatrice Minasi, «la nutrizione clinica è uno dei primi temi che abbiamo affrontato con l'intergruppo oncologia: prevenzione, ricerca e innovazione». La rappresentanza istituzionale è stata completata dalla presenza delle senatrici Elena Murelli ed Elisa Pirro, che hanno auspicato un rapido e ciclico aggiornamento dei LEA, i livelli essenziali di assistenza. Il dottor Luca Cordaro, presidente Unione italiana Food-Nutrizione Clinica ha ribadito che, nonostante le evidenze sull'importanza della corretta nutrizione del paziente oncologico per il suo outcome clinico, «a oggi, il supporto nutrizionale è raramente integrato nei programmi di cura, la conoscenza relativa alla gestione della terapia nutrizionale non è ancora sufficiente e soprattutto, in Italia, l'erogazione è disomogenea e a macchia di leopardo». È un quadro poco rassicurante, che l'Unione italiana Food-Nutrizione è impegnata a modificare con le proprie attività.

Del medesimo tenore sono le dichiarazioni della professoressa Michela Zanetti, presidente Società italiana nutrizione artificiale e metabolismo, direttore UCO Geriatria all'ospedale Maggiore ASUGI di Trieste: «Un adeguato percorso nutrizionale deve essere attivato precocemente e garantito ai pazienti affetti da patologia oncologica alla luce del suo dimostrato impatto favorevole sugli esiti clinici, sulla qualità della vita e sulla spesa sanitaria». Le criticità nella nutrizione clinica sono comuni a tutte le Regioni ma la Lombardia ha avviato un nuovo corso, come ha spiegato dal dottor Riccardo Caccialanza, direttore SC dietetica e nutrizione clinica presso Fondazione I.R.C.C.S.

al policlinico San Matteo di Pavia, e attraverso la «Rete della nutrizione clinica lombarda» si pone «come modello innovativo sul tema e sta implementando una serie di azioni finalizzate a garantire l'appropriato e tempestivo supporto nutrizionale a tutti i propri assistiti, con particolare riferimento ai pazienti oncologici e fragili».

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