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L'Inno d'Italia ancora precario: c'è il primo ok per Mameli

Paradosso in Parlamento

L'Inno d'Italia ancora precario: c'è il primo ok per Mameli

L'inno di Mameli finalmente avrà il posto fisso, forse. Dalla Camera dei deputati è arrivato il primo via libera alla proposta di legge che istituisce «Il Canto degli Italiani» come inno ufficiale della Repubblica Italiana. La «marcetta» scritta dal patriota genovese Goffredo Mameli e musicata dal compositore Michele Novaro è afflitta da un «precariato» da record: da 71 anni è l'inno d'Italia, ma provvisorio. L'illustre precario, che risuona nelle occasioni ufficiali, dalla parata del 2 giugno fino ai Mondiali di Calcio e alle Olimpiadi, è inno provvisorio dal 12 ottobre del 1946. Quando il Consiglio dei ministri, allora guidato da Alcide De Gasperi, stabilì che fosse adottato come inno nazionale per la cerimonia del giuramento delle Forze Armate prevista per il 4 novembre dell'anno successivo.

Da allora di cerimonie ne sono passate tante, con il «Canto degli Italiani» che da provvisorio era diventato una costante. Anche dell'attività parlamentare. Ben tre legislature (14esima, 15esima e 16esima) hanno provato, con varie proposte di legge, a dare i crismi dell'ufficialità all'inno di Mameli. Inutile dire che tutti i progetti di legge, dopo aver iniziato l'esame parlamentare, non sono mai arrivati all'approvazione. Ieri ha superato lo scoglio di Montecitorio la proposta presentata dal deputato di Fratelli d'Italia Gaetano Nastri e dall'onorevole del Pd Umberto D'Ottavio. E ora passerà al vaglio del Senato. Dopo l'esame e il via libera di questa estate in commissione Affari Costituzionali, è arrivato il «disco verde» da parte dell'Aula. Il primo firmatario D'Ottavio ha commentato: «Sono convinto che dopo tanti tentativi questa legislatura possa dare l'ufficialità dell'inno nazionale, come avviene in tutti i paesi del mondo». Entusiasmo, nomen omen, da parte della leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni: «Neanche a dirlo noi oggi c'eravamo per sostenere questa importante e simbolica iniziativa». E, in tempi di autonomia, la conclusione, che sembra una frecciatina alla Lega Nord: «Mai come oggi hanno senso le parole scritte dal giovane eroe risorgimentale».

Su Facebook la Meloni condivide anche una strofa del testo di Mameli: «Noi fummo da secoli calpesti, derisi perché non siam popolo perché siam divisi.

Raccolgaci un'unica bandiera una speme di fonderci insieme già l'ora suonò».

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