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L'ipocrisia dell'Italia Vuole lo stop di Ankara dopo sei anni di aiuti

L'ipocrisia dell'Italia Vuole lo stop di Ankara dopo sei anni di aiuti

Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, esprimono profonda «preoccupazione» per l'attacco turco in Siria contro i curdi parlando di «azione unilaterale» che rischia «solo di pregiudicare i risultati raggiunti nella lotta contro la minaccia terroristica» dello Stato islamico. I senatori del Movimento 5 Stelle chiedono a gran voce riunioni Nato, Onu e «l'immediata sospensione delle forniture militari italiane alla Turchia». Tutta la maggioranza si mobilita contro l'attacco del «sultano» Erdogan. Anche Enrico Rossi, presidente Pd della Regione Toscana, esprime, giustamente, «solidarietà con il popolo curdo» chiedendo che «l'Unione Europea e la Nato non consentano questo massacro». Un quadretto tragicomico e ipocrita tenendo conto della presenza militare italiana in Turchia per difendere il «sultanato» di Erdogan paradossalmente da minacce missilistiche provenienti dalla Siria. A fine 2019, il precedente governo Conte ha deciso il ritiro, ma per sei anni abbiamo fatto da scudo ai turchi. Non a caso la Difesa di Ankara ha avvisato alcuni paesi dell'imminente offensiva in Siria compresa l'Italia.

A Kahramanmaras, nel sud ovest del paese, abbiamo una base con 130 uomini, 25 mezzi e una batteria anti missili Aster Sampt integrata in uno scudo di difesa Nato, che si chiama «Active fence» (Barriera attiva). I senatori grillini della Commissione Esteri chiedono una riunione dell'Alleanza per fermare i blindati turchi, ma siamo stati i primi a difendere Ankara «dalla minaccia di eventuali lanci di missili dalla Siria», come si legge sul sito del nostro ministero della Difesa.

Il governo si dice seriamente preoccupato e i 5 Stelle vogliono sospendere le forniture di armi alla Turchia «terzo Paese di destinazione del nostro export bellico con 362 milioni di autorizzazioni concesse lo scorso anno». Il sottosegretario agli Esteri grillino, Manlio Di Stefano, chiede a gran voce la convocazione «del Consiglio Nato per fermare le operazioni militari».

Peccato che fino a dicembre, in difesa di Erdogan che ha fomentato la guerra in Siria, abbiamo ancora 130 uomini in mimetica e assetto di combattimento con tanto di batteria anti missili.

E se l'esercito di Damasco o i curdi riuscissero a lanciare qualche razzo per colpire le retrovie turche dovremmo anche abbatterlo fregandocene dell'invasione della Siria.

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