Europa

L'ombra di Draghi aleggia su Fratelli d'Italia. Quelle frecciate al doppiopesismo di Bruxelles

Fidanza (Fdi): "A lui consentito tutto, noi oggetto di attenzioni occhiute"

L'ombra di Draghi aleggia su Fratelli d'Italia. Quelle frecciate al doppiopesismo di Bruxelles

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L'ombra di Draghi aleggia su Fratelli d'Italia. Quelle frecciate al doppiopesismo di Bruxelles

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Tra Fratelli d'Italia e Mario Draghi non esistono acredini. Anzi, la successione con la Meloni è andata liscia. E nessuno in Fdi teme il «ritorno» dell'ex presidente della Bce, dato il consenso di cui gode il governo (meloniani in primis). Le voci sulla catastrofe economica imminente con l'arrivo dei «sovranisti»? Spente da fatti. Ma l'Europa sembra voler far pesare un'eredità, che non è gravosa e che non è percepita come tale. Per esempio, l'ex presidente del Consiglio non avrebbe avuto problemi a far passare la cancellazione del controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr. Più in generale, nelle stanze dei burocrati europei circola doppiopesismo. Non è sfuggito a Carlo Fidanza, eurodeputato dell'Ecr e capodelegazione di Fdi, che ha attaccato: «Penso che da parte di alcuni alti funzionari ci sia una sorta di doppio standard: quello che a Draghi veniva ampiamente consentito, senza che qualcuno gli chiedesse conto di alcunché, con noi diventa oggetto di attenzioni occhiute». Volendo sintetizzare con una frase: l'Ue consentiva a Draghi di osare, mentre alla Meloni è concesso molto meno. E Nicola Procaccini, altro europarlamentare meloniano, intravede un movente elettorale: «L'anno che ci separa dalle elezioni sarà pieno di asprezze. Ed è già chiaro che l'obiettivo del deep superstate europeo si chiama Italia. O meglio, si chiama governo Meloni. Il successo del modello italiano può contagiare positivamente molti altri Stati membri. Ed un rischio che a Bruxelles si vuole evitare ad ogni costo», dichiara a IlGiornale. Un'Europa a trazione meloniana può spaventare le rendite acquisite e gli schemi preposti, e come potrebbe essere altrimenti. Ma i burocrati Ue, oltre che sul Pnrr, stanno tentando altre frapposizioni. «A volte pare che nei nostri confronti ci sia un atteggiamento che sottende un pregiudizio negativo. E questo dà fastidio, perché il governo sta facendo di tutto e di più per lavorare in sinergia con la Commissione», ha continuato Fidanza. Questioni che non possono che essere sollevate anche in patria. «La vicenda dello scudo erariale poi è bizzarra, visto che la stessa norma era stata adottata dal governo Conte, per il Covid e dal governo Draghi per il Pnrr», dice il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti.

Da Fdi hanno deciso di evidenziare le «invasioni di campo» non pervenute con altri esecutivi. Se è vero che un problema Draghi, per il governo italiano, non c'è, è possibile che in Ue lo «Stato profondo» abbia timore del vento che spira in Ue, specie dopo i risultati spagnoli. «Le parole di Berlusconi vanno nella direzione di quello che stiamo facendo, con l'obiettivo di esportare il modello Meloni anche in Europa. Ognuno partendo dalla propria famiglia politica, che nel caso di Fdi è quella dei Conservatori europei di cui Giorgia Meloni è presidente», ha chiosato Fidanza, sul piano politico.

Poi c'è un ulteriore elemento: il governo di «unità nazionale», quello di Draghi, ha soprattutto preparato le carte del Pnrr. All'esecutivo Meloni è toccata la ben più complessa realizzazione delle opere. E qualcuno in Ue ha scelto questo momento, quando c'è molto da fare, per le «attenzioni occhiute».

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