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L'opposizione cavalca Genova: "Questione morale"

La sinistra, indulgente sui suoi, sale sul carro giustizialista: "Dimissioni". Conte: "Grande ferita alla democrazia"

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La sinistra festeggia le manette. Gli arresti in Liguria, tra cui quello del governatore Giovanni Toti, danno una «svolta» alla campagna elettorale per le Europee mettendola sui binari del giustizialismo. È il terreno sul quale Fratoianni, Bonelli e il Pd si scatenano. Idem il leader 5S Giuseppe Conte (nella foto) che fa lo scandalizzato e grida: «Ferita grandissima alla democrazia che solleva una questione morale nazionale». La sinistra punta a usare il caso Liguria per invertire i sondaggi e recuperare voti negli ultimi 20 giorni della campagna elettorale. I primi a cavalcare la notizia dell'inchiesta sono Angelo Bonelli e lady Fratoianni. Proprio i due, che non si sono accorti di Soumahoro, chiedono subito le dimissioni di Toti. «Il quadro è gravissimo e ipotizza inquietanti collegamenti tra la Regione Liguria e la mafia, con un coinvolgimento diretto del capo di gabinetto del presidente Toti. Chiederò quindi un immediato approfondimento della questione in commissione Antimafia. È evidente che in presenza di indagini di così ampia portata, con numerosi e diversi reati ipotizzati, tra cui lo scambio di favori, denari e agevolazioni tra il governo regionale, imprese private e organizzazioni criminali, l'unica prospettiva accettabile è quella delle dimissioni di Toti e della convocazione di nuove elezioni», attacca Elisabetta Piccolotti. Il socio, Bonelli, va in scia: «È necessario che si vada rapidamente a nuove elezioni. Solo nuove elezioni possono portare chiarezza politica» rincara il leader dei Verdi.

L'ex ministro Andrea Orlando è un ligure e non si tira indietro al tiro al bersaglio contro il governatore Toti: «Non sorprende che ci fossero promiscuità, un dato da noi già denunciato. Ora bisogna evitare che questo quadro grave pregiudichi gli interessi della Regione e gli investimenti che la riguardano. È necessario evitare che la situazione vada allo sbando e la considerazione da esprimere, al di là di profili penali, è che c'è la necessità di avviare un forte processo di rigenerazione nell'interesse della regione e dei liguri». Un altro dem, Brando Benifei, in corsa per un seggio a Bruxelles, si tuffa sul piatto forcaiolo: «In attesa di ulteriori informazioni, quello che raccontano i giornali e le comunicazioni della procura è un inquietante e diffuso sistema di corruzione da Genova a La Spezia, con favori, tangenti e rapporti con clan mafiosi. Serve fare chiarezza al più presto per il bene della nostra Regione e dei liguri. Il quadro che emerge suscita profonda preoccupazione». Il Pd Liguria invoca elezioni subito. E il compagno Fratoianni si infila: «Credo che Toti debba dimettersi e che vada restituita la parola ai cittadini della Liguria». Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella perde ogni richiamo garantista e chiede il voto anticipato. «È scoppiato un sistema di potere», annuncia baldanzoso Ferruccio Sansa, principale sfidante di Toti alle ultime regionali. E ora sul Liguria-gate spunta un retroscena raccontato dal giornalista di Linea Notte Maurizio Mannoni: «Nel 2020 ero tra i possibili candidati» governatori in lizza. Mi parlarono di un sistema Liguria che sconsigliava di tentare l'avventura, un sistema molto forte e contro il quale sarei andato a sbattere. Poi si candidò il collega Ferruccio Sansa», dice a Un Giorno da Pecora.

Tutti sul carro giustizialista.

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