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L'opposizione insorge dopo la sparata del presidente del consiglio comunale

L'opposizione insorge dopo la sparata del presidente del consiglio comunale

TriesteI comunisti? A volte tornano, in veste istituzionale e con le sparate peggiori. «I partigiani di Tito hanno liberato Trieste» è in sintesi il pensiero in salsa stella rossa e falce e martello di Iztok Furlanic, presidente del consiglio comunale nel capoluogo giuliano. E lo dice al quotidiano locale Il Piccolo dall'alto al basso, come esperto, forte della sua laurea in storia ottenuta a Lubiana. Per l'esponente della Federazione della sinistra, il 12 giugno 1945 non va ricordato come la fine di un incubo, ovvero dell'occupazione titina della città durata quaranta giorni di terrore anti italiano con deportazioni ed infoibamenti. Anzi quella data per il filo titino tutto d'un pezzo «è inesistente». In vista delle celebrazioni del 26 ottobre, per l'anniversario del ritorno di Trieste all'Italia, la sparata di Furlanic scoppia come una bomba politica. Soprattutto tenendo conto che il presidente, di origine slovena, deve avere una specie di vizietto anti italiano: il suo voto era l'unico contrario alle celebrazioni.

Tutta l'opposizione, a parte un ex leghista, firma lo scorso giovedì una mozione di sfiducia per destituire Furlanic lanciata da Alessia Rosolen e Franco Bandelli di Un'altra Trieste. Lo fa anche Paolo Menis del Movimento 5 stelle. Roberto Cosolini, sindaco Pd, non chiede le dimissioni, ma sembra lasciare Furlanic al suo destino. Il senatore del suo partito, Francesco Russo, verga un epitaffio: «Furlanic non è all'altezza di rappresentare Trieste. Ha disonorato la sua carica». Però non tutto il Pd è compatto. Sabato se ne esce l'ex sottosegretario, di origine slovena, Milos Budin, con una chicca di cerchiobottismo: «Vi sono due date della Liberazione di Trieste e sono il primo maggio e il 12 giugno 1945, rispettivamente l'arrivo e la partenza delle truppe jugoslave». Il sindaco aveva appoggiato la proposta di Un'altra Trieste di una targa che ricordi il 12 giugno e gli infausti 40 giorni di occupazione titina.

Per Furlanic, non solo, «l'esercito jugoslavo ha liberato Trieste dai nazisti. Altro che occupazione», ma Tito «è un personaggio che ha fatto la storia del Novecento trasformando la Jugoslavia in uno dei più importanti paesi al mondo». Della serie «Trst je nas!» «Trieste è nostra», il grido di guerra dei partigiani titini quando calavano in città. L'avversione alla targa è ovviamente appoggiata dalle vecchie carcasse partigiane. Peccato che Trieste sia stata liberata il 30 aprile 1945 dal Corpo volontari della Libertà del Cln di don Marzari. E quando sono arrivati i comunisti di Tito li hanno disarmati, alla faccia della liberazione.

La faccenda puzza lontana un miglio di faide interne al mondo della sinistra con i fantasmi comunisti, che riaffiorano ad orologeria. Non a caso Furlanic vuole pure applicare una legge che impone il bilinguismo con lo sloveno nel Consiglio comunale.

Una norma lasciata sempre lettera morta dalla stessa maggioranza di centro sinistra che governa il municipio.

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