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L'orgoglio di Arianna: "Non ci faranno saltare"

La sorella della premier al congresso Fdi a Firenze: "Sotto attacco, non abbiamo scheletri nell'armadio"

L'orgoglio di Arianna: "Non ci faranno saltare"

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Quello ascoltato ieri a Firenze è l'orgoglio di Arianna Meloni. Al teatro del Maggio musicale, per il congresso cittadino di Fdi, c'era il pienone. Posti in piedi e presenza mediatica da kermesse nazionale. La responsabile delle adesioni e della segreteria politica del partito di Giorgia Meloni ha preso la parola in una città che Fdi deve ancora espugnare. La prossima competizione comunale è alla portata della coalizione di centrodestra. Gli onori di casa li hanno fatti Giovanni Donzelli, che ha lanciato la sfida per Palazzo Vecchio («il candidato sindaco lo scegliamo noi, non i giornali»), Francesco Torselli, capogruppo di Fdi in Toscana e prossimo alla candidatura in Ue, e il senatore Paolo Marcheschi, con Jacopo Cellai eletto coordinatore cittadino. C' era anche Arianna Meloni, dicevamo, che è intervenuta con accanto il ministro della Cultura Gennaro Sangiulano e il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti. «L'Italia è tornata centrale», ha esordito. «Fino a poco tempo fa» la considerazione era minore. Adesso siamo «un esempio, ci seguono e ci imitano». È stata la prima ondata di orgoglio per quanto fatto al governo dalla sorella. Anche l'Europa sta cambiando sulla scia degli input italiani. È un aspetto che viene sottolineato. Ma il cammino è lungo: «C'è ancora tanto da fare, commetteremo degli errori, non siamo infallibili, ma quando accadrà o ci sentiremo di non aver fatto abbastanza ciascuno di noi ricorderemo che siamo al governo in buona fede, quello che stiamo facendo è perché ci crediamo». Ci ha sempre creduto Arianna Meloni, sin da giovanissima nella destra italiana, e ora è il momento di continuare a lavorare per l'Italia intera. «Piedi per terra», ha insistito. Con l'obiettivo di far «riscoprire il senso di essere un'unica comunità nazionale e di appartenenza».

L'esecutivo Meloni è forte, nei sondaggi e nelle intenzioni. E la sinistra ha tentato di usare qualche mezzo al di fuori del dibattito politico. La premier ha anche rivelato, poco tempo fa, che c'è chi pensava di poter «dare le carte» in questo Paese. Arianna si è riallacciata: «È un periodo difficile questo, siamo molto attaccati, pensano di farci saltare il sistema nervoso, tirano fuori parenti, antenati, la qualunque. Ma non ce la faranno, perché chi ha fatto un percorso come il nostro, non guidato da un interesse personale, va avanti. Non abbiamo scheletri nell'armadio». Governare l'Italia vuol dire anche fare «molte rinunce». «Non posso più uscire di casa con mia sorella, ma siamo concentrati e vogliamo fare bene. Non stiamo facendo questo percorso da soli ma con il sostegno di una grande comunità», ha chiosato. Quella fiorentina, di comunità, ha applaudito convinta. Non è un esordio per la sorella della presidente del Consiglio, semmai l'ennesima tappa di un percorso.

Donzelli, dal canto suo, ha posto l'accento anche su un altro tema: il pericolo della rinascita di un antisemitismo violento a sinistra.

«Oggi, con la scusa di difendere i palestinesi, in realtà si vuole negare il diritto di Israele a esistere», ha spiegato il parlamentare meloniano.

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