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Luca Zaia guida la rivolta veneta al decreto Dignità (e a Di Maio)

Si alza lo scontro sul decreto voluto da Di Maio. Dal Veneto alla Lombardia industriali sul piede di guerra. A guidarli è Zaia: "Il dl Dignità va cambiato"

Luca Zaia guida la rivolta veneta al decreto Dignità (e a Di Maio)

La rivolta è iniziata. Industriali, imprenditori e artigiani sono sul piede di guerra. A incarnare il malessere nei confronti del governo gialloverde, che in queste ore sta partorendo il decreto Dignità, è il Veneto. Dopo che ben seicento industriali si sono schierati contro il vice premier Luigi Di Maio, il governatore leghista, Luca Zaia, si è messo alla tesa della protesta. "Non può restare così com'è uscito dal consiglio dei ministri, deve cambiare", intima in una intervista al Messaggero mettendo bene in chiaro quali sono le richieste dei veneti e, più in particolare, del tessuto produttivo locale. "Siamo preoccupati - fa eco l presidente di Confindustria del Veneto, Matteo Zoppas, dalle colonne del Foglio - notiamo un approccio generale che tende a colpire pesantemente le imprese industriali, per cui l'occupazione non viene considerata come una conseguenza derivante dalla agevolazione del fare impresa ma anzi, quest'ultima viene costretta dicendo di risolvere il problema del precariato allo scopo di ottenere consenso".

Gli imprenditori sono ormai pronti allo scontro. Le proteste contro le politiche del lavoro proposte dal governo nel decreto Dignità stanno montando di ora in ora. E si allargano a macchia di leopardo. Se è vero che il focolare più forte è in Veneto, anche in Lombardia non mancano i mal di pancia nei confronti di Di Maio. "I Cinque Stelle sono i materiali artefici di questa partita - tuona Zaia dalle colonne del Messaggero - la palla adesso passa a loro". Per il governatore leghista il decreto Dignità deve essere modificato al più presto: "Bon lo dico solo io - spiega - lo dicono anche i parlamentari della Lega che stanno lavorando su questo provvedimento in commissione".

"Se fosse un caso isolato, qualcuno la potrebbe buttare in politica - argomenta Zaia - siccome l'impresa del Veneto, a 360 gradi, quindi non solo gli industriali, ha perplessità e istanze sul Decreto Dignità, penso che questo non sia irrilevante. Il Veneto ha 600 mila imprese e 150 miliardi di Pil". Il presidente della Regione Veneto invita le imprese a farsi sentire, ad alzare la voce: "È un loro diritto". Il suo auspicio, però, è che la Lega al governo riesca a correggere le misure proproste dai Cinque Stelle. "Se il Decreto Dignità viene approvato così come è stato presentato rischia di avere un impatto pesante - argomenta - se esce intonso dal Parlamento, vuol dire che nessuna istanza è stata recepita. Lungi da me fare l'avvocato d'ufficio, sarebbe stucchevole, ma dall'altro lato immagino che tutto questo lavoro rientri in un progetto organico che prevederà la Flat Tax e altre partite.

Deve esserci un mosaico - conclude - non una sola tessera del mosaico".

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