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Macché servizi e agguati, hanno perso i complottisti

Dopo l'assassinio della deputata Cox partite le teorie sulla congiura contro la Brexit: smentite dai risultati

Macché servizi e agguati, hanno perso i complottisti

M acché complotto, la Brexit ha vinto. Alla faccia dell'oscura cospirazione pro Ue ordita da chissà quali servizi segreti con il brutale omicidio della deputata laburista Jo Cox. Le teorie complottiste erano esplose fin dalle prime ore dopo l'agguato mortale con le piste più fantasiose. Più semplicemente erano in molti, compreso chi scrive, ad essere convinti che complotto o meno, il sangue versato dall'eroina dell'Inghilterra per la Ue avrebbe spostato l'asse della bilancia del referendum a sfavore della separazione.

La tempistica e la dinamica con tanto di slogan omicida Britain first, prima la Gran Bretagna, che forse il killer non ha mai urlato, faceva temere il peggio per le sorti della Brexit sull'onda emotiva dell'assurdo delitto. Al contrario, la maggioranza degli inglesi, ha detto no all'Unione europea, nonostante il fiorire di teorie complottiste sul brutale omicidio. Il mondo della rete si è subito scatenato accreditando la cosiddetta false flag, una tattica da 007 per far apparire una matrice opposta a quella reale.

Le foto pubblicate dell'assassino, Thomas Mair, sono state passate al microscopio. I teorici del complotto hanno scoperto che in quella famosa del killer in mimetica, Mair ha un grosso neo sulla guancia. Su un'altra immagine mentre fa il saluto romano, il neo non c'è.

La «falsa bandiera» sarebbe provata dal fatto che in realtà l'omicida più che legato alla «supremazia bianca», i razzisti americani, è un uomo con problemi mentali facilmente manipolabile.

La «prova» regina del complotto anti Brexit è il famoso urlo Britain first mentre ammazza la deputata. Un giornalista ha fotografato un cartello appeso da un testimone nella via dell'agguato che ribadisce: «Nessuno ha gridato prima la Gran Bretagna». Ancora più intrigante la scoperta che uno dei testimoni chiave del tragico slogan, secondo una fuga di notizie di wikileaks, faceva parte del Partito nazionalista inglese. Da questo movimento è nata la costola oltranzista Britain first, ma le due formazioni si odiano accusandosi reciprocamente di tradimento.

Mair ha gettato ulteriore benzina sul fuoco della presunta cospirazione annunciando «morte ai traditori, Gran Bretagna libera» alla sua prima apparizione in tribunale poco prima del referendum.

I teorici del complotto sono rimasti delusi in maniera cocente dalla «normale» vittoria di misura della Brexit nonostante il folle gesto di Mair. Purtroppo il «fallimento» della cospirazione non li fermerà, come nel caso più famoso di complotto che ruota attorno all'11 settembre.

Il coinvolgimento di Osama bin Laden è una mistificazione. E d'altro canto il fondatore di Al Qaida non è mica morto. Altrimenti gli americani che sostengono di averlo ucciso nel blitz ad Abbotabad, in Pakistan, avrebbero fatto vedere il cadavere.

Per i complottisti gli Usa si sono colpiti da soli l'11 settembre per poi poter attaccare l'Afghanistan ed invadere l'Irak. Una variante leggendaria è che alla cospirazione abbia partecipato anche il Mossad, l'intelligence israeliana. La prova regina è la strana assenza, proprio l'11 settembre, di alcuni ebrei che lavoravano nelle Torri gemelle.

L'innamoramento per i complotti non muore mai. Ancora oggi circola la storiella che lo sbarco sulla Luna fosse una messinscena della Nasa per battere l'allora Unione sovietica. Dalle scie chimiche agli Ufo passando per la morte di Papa Luciani, sicuramente avvelenato per fermare le riforme nella Chiesa, la cospirazione è sempre dietro l'angolo.

Se avesse vinto l'Unione europea, l'omicidio Cox, sarebbe diventato la madre i tutti i complotti.

Il successo della Brexit ha spazzato via la teoria della cospirazione e del popolo bue che segue le sirene di Bruxelles.

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