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Di Maio: niente aumenti Iva. All'Ue sapremo dire dei "no"

La prima promessa del ministro a Confcommercio. Silenzio sulle coperture. Sangalli: "Nessun baratto"

Di Maio: niente aumenti Iva. All'Ue sapremo dire dei "no"

L'impegno l'ha preso Luigi Di Maio e non il collega Giovanni Tria, titolare del dicastero dell'Economia, anche se sarebbe lui a tenere i cordoni della borsa. L'aumento dell'Iva nel 2019 non ci sarà, ha assicurato all'Assemblea di Confcommercio, prima uscita pubblica di rilievo per il leader pentastellato da quando è ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.

Il messaggio lanciato dal presidente della principale associazione del commercio Carlo Sangalli nel suo intervento era stato chiaro: «Sull'Iva non si tratta e non si baratta». Il timore dei commercianti è che l'aumento previsto dalle clausole di salvaguardia per il 2019 alla fine passi e che poi si utilizzino le nuove entrate per finanziare le altre misure promesse dal governo guidato da Giuseppe Conte. «Guardate - è l'avvertimento di Sangalli - l'Iva sembra essere diventata una specie di passe-partout. Alla fine si vorrebbe che finanziasse ogni progetto, ogni nuovo strumento. E questo, badate bene, perché alla base di questo ricorso salvifico all'Iva, c'è un grave e diffuso pregiudizio nei confronti della domanda interna». Invece è importante fare ripartire i consumi degli italiani tanto quanto incentivare le esportazioni. L'aumento dell'Iva, secondo Confcommercio, peserebbe per 200 euro su ogni italiano e frenerebbe l'economia nazionale dello 0,4%.

Inevitabile la risposta del neoministro Di Maio: «Do la mia parola che l'Iva non aumenterà e le clausole saranno disinnescate». Niente sulle coperture, che Sangalli aveva indicato nel taglio alla spesa pubblica recupero dell'evasione e nella flessibilità.

Più complessi i rapporti tra la nuova maggioranza e le categorie economiche su altri temi. In particolare l'Europa. Sangalli, in piena sintonia con la platea dei delegati di Confcommercio, ha difeso l'Ue. Scelta «politica prima ancora che economica». La risposta di Di Maio è più sfumata e limitata alla legge di bilancio. «Noi abbiamo a cuore la tenuta dei conti e se vogliamo bene all'Italia dobbiamo ricontrattare alcune condizioni che l'Italia non può più sostenere: lo faremo dialogando ma anche dicendo dei no».

Sangalli nel suo intervento ha indicato al governo un altro possibile campo di tensione con gli imprenditori, il salario minimo stabilito per legge. Il rischio è che si invada una competenza che oggi è della contrattazione. Di Maio ha precisato che varrà solo per «le categorie che non hanno una contrattazione collettiva nazionale». Ad esempio i «rider», giovani che consegnano alimenti in bicicletta ordinati via applicazioni.

Perlomeno nelle intenzioni, c'è sintonia tra governo e M5s sul fisco. Di Maio si è detto a favore dell'abolizione di strumenti anti evasione come lo split payment e lo spesometro. «Dovevano servire a punire i disonesti e ad aiutare gli onesti ma che hanno reso schiavo chi crea valore. La soluzione per superarli è «incrociare le banche dati della pubblica amministrazione e invertire l'onere della prova che deve essere a carico dello Stato».

Nessun accenno alla Flat tax. Solo Matteo Salvini, che era in platea insieme ad altri ministri del governo, ha twittato: «A Confcommercio con chi produce e resiste! Commercianti, partite Iva e imprese hanno bisogno di pace fiscale, flat tax, eliminazione di spesometri, redditometri, studi di settore e burocrazia. Questo sarà il nostro impegno».

Una stilettata contro la tassa piatta è arrivata da Andrea Roventini, economista che è stato nella rosa dei possibili ministri dell'Economia in quota M5s. In un'intervista ha definito la flat tax «una bestialità economica». Ai tagli alle tasse Roventini preferisce gli investimenti pubblici, che hanno un effetto sulla crescita maggiore.

Era le tesi dell'ex ministro Pier Carlo Padoan.

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