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Manovra, Conte lascia il tavolo per andare a riferire al Colle

Durante il vertice il capo del governo abbandona l'incontro per salire al Quirinale e per poi tornare a Palazzo Chigi

Manovra, Conte lascia il tavolo per andare a riferire al Colle

ll presidente del Consiglio Giuseppe Conte è salito al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo quanto si apprende, si tratta di un “incontro interlocutorio” sulla manovra economica. Il premier aveva lasciato palazzo Chigi nel pomeriggio mentre era in corso il vertice di maggioranza sulla manovra economica, che ancora non si è concluso.

Dopo il colloquio informale al Colle con il presidente della Repubblica, il premier Conte è rientrato a palazzo Chigi, per tornare al tavolo di lavoro della maggioranza sulla manovra. Nel frattempo le delegazioni dei partiti hanno proseguito il lavoro sui testi. Anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è a Palazzo Chigi.

Un incontro irrituale quello tra il capo del governo e il capo dello Stato. Un incontro che testimonia quanto sia complicato trovare la quadra sulla manovra.

L'accordo c'è. La manovra può essere chiusa con due letture, senza il rischio di arrivare con l'acqua alla gola alla notte di San Silvestro, blindando il testo già a palazzo Madama. Si riscrivono quindi i tempi di lavoro delle commissioni e dell'assemblea, dopo il vertice in due tempi, durante il quale il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, hanno dovuto sedare gli attriti tra le diverse anime della maggioranza di governo. Il pacchetto della legge di bilancio, dal fronte governativo, è praticamente completo, con una intesa che, si spera, regga alla prova del Parlamento. È stata quindi cancellata l'ipotesi di sciogliere in modo differenziato i nodi più stretti (sugar tax e plastic tax) nei due rami del Parlamento, evitando così il rischio di un passaggio in terza lettura in Senato tra il 27 e il 28 dicembre. Secondo fonti parlamentari un ritorno a palazzo Madama aveva messo in allerta sia il Mef che il premier Conte, soprattutto per la mina vagante rappresentata da Matteo Renzi e Italia viva, sempre pronta a riaccendere il dibattito sulla manovra. Pertanto non ci sarà alcuna maratona nel prossimo weekend, il tutto è stato rimandato a lunedì 9 dicembre con il governo che presenterà in commissione Bilancio del Senato l'emendamento frutto dell'intesa di palazzo Chigi.

L'ufficio di presidenza della commissione ha infatti aggiornato i lavori alla prossima settimana, ipotizzando il possibile approdo in aula per giovedì 12 dicembre e, con la fiducia, licenziare il testo venerdì 13 dicembre. Due lettura quindi, ma in realtà un solo esame, visto che in Senato si chiuderanno anche "le istanze della Camera", bloccando così ogni tipo di modifica. La strada però che il governo vuole percorrere non piace affatto alle opposizioni che hanno annunciato battaglia proprio a Montecitorio. Lo stesso Claudio Borghi oggi ha alzato la voce in aula invitando il presidente Roberto Fico ad insistere "con viva forza perché le prerogative di questa Camera siano rispettate. Non vorrei che sulla manovra il governo voglia procedere con un maxi emendamento al Senato, chiudere lì il testo e farlo arrivare qui con la fiducia. Se succedesse non ci sarebbero precedenti e allora altro che l'intervento della Consulta dell'anno scorso". Lo scontro è assicurato, con sullo sfondo un ingorgo di provvedimenti tutti con l'urgenza di essere approvati. In Senato sono in dirittura d'arrivo il dl scuola e il fiscale (approvato oggi a Montecitorio), mentre è all'esame già quello sul sisma. A Montecitorio sarà corsa contro il tempo per dare il via libera al decreto Clima (che scade il 13 dicembre), senza la possibilità di modifiche e quindi con la fiducia pronta per essere posta.

Un caos sotto l'albero di Natale, che già mette in ansia deputati e senatori, ormai rassegnati alle nottate in commissione e aula, con il trolley comunque sempre pronto.

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