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Da Marsilio all'alleanza: anatomia di un trionfo

Il neogovernatore sconfigge il centrosinistra e aumenta i consensi anche rispetto a 5 anni fa con 28mila voti in più

Da Marsilio all'alleanza: anatomia di un trionfo

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Alla prova dei fatti il testa a testa sognato dal centrosinistra si rivela una semplice bolla mediatica e si infrange contro la fredda e solida contabilità dei numeri. Marco Marsilio stravince le elezioni regionali in Abruzzo con il 53,5%, sconfiggendo il candidato del campo largo Luciano D'Amico, fermo al 46,5%. Sette punti di distanza: 327.660 preferenze contro le 284.748 del suo competitor per 42.912 voti di differenza.

Numeri che raccontano di una partita che non ha riservato molti brividi e si è trasformata fin dal secondo exit poll in un trionfo. Il neogovernatore non sconfigge soltanto il candidato del centrosinistra, ma anche se stesso visto che ottiene 28mila voti in più rispetto a cinque anni fa, migliorando il proprio risultato in gran parte della regione. D'Amico invece lascia per strada 37mila voti rispetto alla somma dei voti di Giovanni Legnini (centrosinistra) e Sara Marcozzi (M5S) alle elezioni regionali del 2019. Una ulteriore conferma che il campo larghissimo non ha prodotto un effetto sommatoria, ma ha allontanato alcune elettori gelosi delle identità dei singoli partiti.

La vittoria di Marsilio è particolarmente evidente nella provincia dell'Aquila, un voto bulgaro con un distacco dal suo avversario di 23 punti. Un vero e proprio boom. Nelle province costiere la competizione è più equilibrata. Il neogovernatore vince a Chieti mentre a Pescara e Teramo è avanti D'Amico. Con la riconferma di Marsilio, il centrodestra controlla ora 13 regioni e la provincia di Trento. Per quanto riguarda D'Amico, questa è la settima sconfitta per il Partito Democratico e il Movimento Cinquestelle insieme alle elezioni regionali. L'unica precedente vittoria del campo largo è quella recentissima ottenuta in Sardegna, dove però la coalizione di centrodestra a livello di voto di lista si è aggiudicata la competizione in maniera larghissima.

Nelle regionali in Abruzzo rispetto a cinque anni fa risultano profondamente cambiati i pesi all'interno del centrodestra. Fratelli d'Italia ha guadagnato oltre 100.000 voti, mentre la Lega, che era il primo partito, ne ha persi più di 120.000. Nel centrosinistra cresce il Pd e cala il M5S. In termini percentuali FdI è in testa con il 24,1% mentre il Pd è al 20,3%. Forza Italia (13,4%) ottiene un risultato importante e stacca la Lega (7,6%), mentre il Movimento Cinquestelle è appena sotto al 7,0%.

In Abruzzo non era possibile il voto disgiunto, ma era comunque possibile votare per un candidato presidente senza votare anche una lista. Ebbene Marsilio ottiene circa 11 mila voti in più delle sue 6 liste, contro i 22 mila che D'Amico ha in più rispetto alle sue 6 liste. In termini di confronto con le elezioni politiche del 2022, Marsilio ha ottenuto 29 mila voti in più rispetto al centrodestra, mentre D'Amico ha perso 7 mila voti rispetto alla somma dei voti di centrosinistra, M5S e Terzo Polo.

«Mai negli ultimi 30 anni un presidente era stato riconfermato: è stata scritta una pagina di storia e abbattuto un altro muro» festeggia Marsilio in conferenza stampa. «Il campo largo non è il futuro dell'Abruzzo perché era il suo triste passato. Il campo largo non sarà il futuro dell'Italia. Non ho mai avuto dubbi sull'esito finale. Potrei sventolare sondaggi che sin da giugno abbiamo predisposto: sondaggi che smentiscono una narrazione un po' autoassolutoria dei nostri avversari, la narrazione mediatica sul vento sardo e della rimonta. È stato un derby totale stravinto dal centrodestra e questa è una utile indicazione anche per il governo.

Avevo promesso a Giorgia Meloni che l'avrei mandata a dormire presto e sono stato di parola».

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