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Mattarella raddrizza Conte: prenditi le tue responsabilità

Forse già stasera il capo dello Stato darà l'incarico bis al premier uscente. Dopo averlo strigliato al telefono

Mattarella raddrizza Conte: prenditi le tue responsabilità

La solita, garbata, moral suasion? Dei felpati consigli istituzionali? No, chiamiamola piuttosto una sana e violenta lavata di capo quella che di prima mattina Sergio Mattarella ha fatto telefono a Giuseppe Conte, «responsabilizzandolo» dopo lo stop notturno della trattativa. Ora basta, questo il senso del colloquio con il presidente del Consiglio, non se ne può più con i giochetti, se volete che il governo nasca bisogna che Di Maio si dia una regolata e che tu diventi premier a 360 gradi. E così è stato. Il capo politico dei Cinque stelle ha dovuto fare un passo di lato, rinunciando pare a fare il vicepremier. Intanto il Pd ha dichiarato di non avere messo veti su Conte. E il negoziato è ripartito.

Siamo dunque al secondo intervento del capo dello Stato nel giro di 24 ore. Lunedì, seccato per la melassa, aveva dato tempo fino alle 19 ai partiti per chiarire se ci fossero i presupposti minimi per andare avanti, e subito era stato rassicurato. Poi però il vertice notturno a Palazzo Chigi era andato malissimo, Di Maio e Zingaretti si erano impantanati sui nomi, gli incontri successivi erano stati cancellati. All'ora di pranzo sembrava che stesse di nuovo saltando tutto. «Ancora?». Sì, presidente, gli hanno spiegato i consiglieri, «si sono ancora bloccati». Nel frattempo erano giunte al Colle le lamentele del Pd, che accusava Di Maio di voler umiliare il Nazareno. «Sergio, pensaci tu».

E lui ci ha pensato. Però lo ha fatto nell'unico modo che gli consentisse di mantenere la sua neutralità. Escluso un richiamo diretto ai grillini, scartata anche l'ipotesi di una mediazione attiva che avrebbe esposto il Quirinale, la sola strada possibile passava per il coinvolgimento del probabile candidato, cioè di Giuseppe Conte. Siccome è attorno al premier uscente, una volta caduto a fatica il veto dem, che si può aggregare una nuova maggioranza, tocca a lui battere un colpo e riconquistare una posizione centrale. Da qui l'invito pressante di Mattarella a darsi da fare. In fretta.

Stasera si vedrà se la ricucitura reggerà o se ci sarà un altro strappo. Ieri nello studio del capo dello Stato sono sfilati per la seconda volta in una settimana i presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico e i rappresentanti dei partiti minori. Oggi sarà la volta dei big e si entrerà nel vivo. A Pd e 5s Mattarella chiederà informazioni sul programma, sulla squadra, sul progetto di Italia che hanno in mente, su cosa intendono fare in campo economico e nei rapporti internazionali. Se avrà risposte sufficientemente rassicuranti, se non ci sarà un'altra notte dei lunghi coltelli, se si renderà conto che almeno la cornice dell'accordo è pronta, tra domani e giovedì darà l'incarico, presumibilmente a Conte, di formare il governo.

E non sarà un mandato esplorativo. Conte infatti dovrà «crescere», prendere peso, assumere «responsabilità». Una volta incaricato avrà qualche giorno, forse una settimana, per definire il programma e la compagine. Però poi, secondo il Colle, dovrà smetterla di fare il passacarte, non potrà più pensare di presentarsi al Quirinale per illustrare decisioni prese da altri. Mediare tra i partiti della coalizione, scegliere i ministri, preparare le liste e, un domani, addirittura governare. Sembra quasi una barzelletta, eppure sono proprio queste le cose che il presidente pretende da lui.

Intanto Mattarella, che ancora non si fida e vuole vedere le carte, proseguirà la sua azione di vigilanza. Il programma, ad esempio: non dev'essere un compitino, un elenco fumoso di punti, ma un vero progetto.

E i ministri: ne ha già bocciati diversi in passato, ultimo Paolo Savona, e se serve lo rifarà.

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