Politica

Matteo allontana le tensioni: "Ora pensiamo al referendum"

Ma su Padova e Venezia resta il disappunto del leghista

Matteo allontana le tensioni: "Ora pensiamo al referendum"

Roma - Parisi? «Basta, finito, è un discorso chiuso che non merita neanche tre secondi di discussione». Dopo le parole del Cav, Matteo Salvini si può godere il suo momento di gloria. «Ci ha definito quella roba lì, ma a Firenze c'era una marea di gente perbene. Lui invece sta con tre vetero democristiani che hanno cambiato diciotto partiti e rappresenta solo se stesso». Un accordo? Impossibile. «Sostiene che noi siamo estremisti e pensa ad Alfano e Verdini. Bene, allora caro Stefano, sai che di dico? Tieniteli e goditeli, con loro non si costruisce il futuro del Paese».

Berlusconi ha gelato Parisi eliminandolo sembra dalla corsa e ha dato così speranza alle ambizioni del segretario della Lega. Che però si è fatto prudente, perché l'investitura è ancora lontana. «Non vedo l'ora che arrivi il quattro dicembre per mandare in soffitta una brutta riforma, poi la leadership del centrodestra la sceglieranno i cittadini». Se ne parlerà dopo il referendum. «Io sono pronto a sfidare Renzi anche domani - chiarisce Salvini - è il momento del coraggio, delle scelte di osare, come ha dimostrato la vittoria di Trump. Ma fino al quattro dicembre il mio impegno è per il No alla pessima riforma costituzionale, poi si discuterà di tutto il resto».

Derby vinto, avversario eliminato. Ma la frattura con Forza Italia non è ancora ricomposta. Brucia il caso Padova, dove la giunta è in crisi. «Bitonci è uno dei sindaci più amati d'Italia, mi dispiace per i padovani che per quattro mesi avranno un commissario che viene da Roma e deve capire come sono le vie e le piazze della città. Fi si è fatta rappresentare da tre poltronari disposti a tutto». Restano i cocci. «Alle prossime elezioni andremo da soli, con delle liste civiche».

Acqua alta pure a Venezia, dopo l'appoggio di Luigi Brugnaro al sì. «Il sindaco non deve occuparsi di politica nazionale e planetaria ma di Venezia, che è abbandonata. Le condizioni della sicurezza sono imbarazzanti». Il Carroccio non lo farà cadere, «non abbiamo i numeri». Però, spiega Salvini «se avesse detto prima che il suo grande sogno era l'inciucio Renzi-Berlusconi, non lo avremmo mai appoggiato».

Anche Giorgia Meloni ha apprezzato lo stop di Berlusconi a Parisi. «Non capisco la sua indisponibilità a partecipare ad elezioni primarie. Se vogliamo proporre una cosa credibile dobbiamo passare dal consenso dei cittadini». E pure lei si mette in corsa: «Il sistema può essere questo o un altro, la selezione dovrà comunque avvenire dal basso senza alcuna investitura. La proposta politica e di governo si basi sulla riconquista della nostra sovranità, sui bisogni reali del popolo, sui diritti degli italiani.

Siamo una classe dirigente che ha l'età giusta per competere».

Commenti