Cronache

Meno sbarchi ma più spesa. L'accoglienza costa 5 miliardi

Il governo nel Def rivela le uscite per l'immigrazione Tutto a carico dei contribuenti: dall'Ue solo 80 milioni

Meno sbarchi ma più spesa. L'accoglienza costa 5 miliardi

Roma - Calano i migranti, aumenta la spesa per ospitarli e gestire i flussi. Spesa che sarà quasi interamente a carico dei contribuenti italiani, dall'Unione europea arriverà poco. È una delle poche sorprese del Def approvato giovedì dal governo e sta cominciando a fare discutere la politica.

In un riquadro del documento di economia e finanza dedicato alle «Spese per la clausola degli eventi eccezionali», si da conto di un lieve miglioramento nella situazione degli sbarchi. «Nella seconda metà del 2017 si osserva un'inversione di tendenza nel numero di arrivi sulle coste italiane. Gli sbarchi nel primo semestre del 2017 sono aumentati del 18,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre si sono ridotti del 67,7 per cento nel secondo semestre».

Merito della stretta sulla gestione del traffico di esseri umani nel Mediterraneo, dell'attivazione degli hotspot e, soprattutto del freno posto alle Organizzazioni non governative e alla collaborazione con la guardia costiera libica.

Anche nel 2018 sono calati gli sbarchi. Nel primo trimestre dell'anno il calo rispetto allo stesso periodo del 2017 è stato di oltre il 70%.

Peccato che gli italiani non si accorgeranno di questa inversione di tendenza. Le presenze, spiega il ministero dell'Economia, «le presenze nelle strutture hanno visto un andamento crescente, dalle 176 mila unità attestate a fine 2016 alle oltre 183 mila a fine 2017, con picchi fino a oltre 193 mila a settembre 2017». Questo perché l'Italia è seconda solo alla Germania per richieste di asilo in arrivo e ache di quelle inevase.

Tutto questo si traduce in un effetto che interessa direttamente il dicastero guidato da Pier Carlo Padoan. La spesa per i migranti aumenta.

«In base ai dati consuntivati, la spesa per le operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, accoglienza e istruzione è stimata, al netto dei contributi dell'Ue, pari a 4,3 miliardi nel 2017 (0,25 per cento del PIL) un valore leggermente superiore allo scenario di base annunciato nel Documento di Economia e Finanza lo scorso aprile». Peggio il prossimo anno. Nonostante il freno agli sbarchi, «la previsione di spesa da sostenere nel 2018 è compresa tra 4,6 e 5 miliardi che, anche al netto dei contributi dell'Ue, determina un incremento tra lo 0,02 e lo 0,04 per cento del Pil rispetto alla spesa del 2017.

Cifra di tutto rispetto i 5 miliardi previsti per quest'anno. Simile a una posta rilevante della Legge di Bilancio.

Oltretutto, ha rilevato l'esponente di Forza Italia Renato Brunetta, dall'Ue arriverà solo una piccola parte di quei soldi. «La gran parte della spesa, pari a circa 3 miliardi - ha spiegato - è destinata alle attività di accoglienza e prima assistenza, dovute al permanere degli immigrati presso i centri di raccolta. I contributi provenienti dall'Unione Europea per fronteggiare l'emergenza ammontano soltanto a 77 milioni nel 2017 e siano previsti a 80 milioni nel 2018. Una cifra ridicola, se rapportata ai quasi 5 miliardi di euro che rimane a carico del bilancio italiano».

Tutto questo considerando anche che Bruxelles non è stata in grado di ricollocare i richiedenti asilo come promesso.

Nel Def è lo stesso ministeri dell'Economia ad ammettere la debacle.

«La diminuzione degli sbarchi non si riflette, infatti, in una proporzionale riduzione della permanenza di persone con necessità di accoglienza (circa 174 mila sono presenti nelle strutture a inizio aprile 2018), anche per i limitati esiti dei piani UE di ricollocamento».

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