Cronache

La mia Romagna profanata non è una terra violenta

Non abbiamo nulla a che fare con droga, spaccio e criminalità. Ora dobbiamo fare pulizia

La mia Romagna profanata non è una terra violenta

Quando Leo Longanesi, il vero maestro di Montanelli, andava in giro per l'Italia, ripeteva ossessivamente «Da noi in Romagna », quasi a voler riaffermare, come un disco, l'orgoglio di essere romagnolo doc. Quella stesso sentimento che animava, ogni volta che lo incontravi, Tonino Guerra, il vate di Amarcord, l'uomo del mitico e felliniano «Rex» che solcava di notte, come un'isola felice, le acque al largo del Grand Hotel davanti agli occhi sognanti dei riminesi che, per vedere meglio, salivano sulle barche da pesca o stavano in piedi sulla spiaggia. Oggi quella stessa spiaggia è stata profanata da quattro aguzzini nordafricani che hanno ripetutamente violentato una giovane polacca dopo avere reso inoffensivo, a calci e pugni, il suo compagno e avere anche abusato, a poca distanza, di un trans peruviano. Episodi di estrema crudeltà che tale capitale del turismo certo non merita.

Anch'io sono nato da queste parti e mi ribello con forza a simili scene di estrema efferatezza, così come la Romagna si rivolta in toto perché quello che è successo non appartiene affatto al dna di una terra ospitale per eccellenza, dove si vive serenamente con tanta semplicità, si mangia bene e l'amicizia è sacra proprio all'insegna di «Amarcord». Per certi versi, questi valori saranno anche diventati stereotipi, ma in questi valori noi romagnoli abbiamo sempre creduto tanto che in molti (anche il sottoscritto che, a suo tempo, propose la creazione della provincia unica di Romagna assieme allo storico Roberto Balzani) stanno combattendo una battaglia per dare, in qualche modo, più autonomia alla terra d'origine.

Ecco perché non ci riconosciamo affatto nell'immagine di «Rimini violenta» che, negli ultimi giorni, è stata trasmessa in tutte le salse: noi non abbiamo nulla a che fare con quei magrebini che controllano il racket della droga, che spacciano ed usano violenza. Basta con la «piadina meccanica», torniamo alla sana piadina con il formaggio «squacquerone» dopo un buon piatto di cappelletti in brodo. E non è più sufficiente, a questo punto, l'arresto immediato degli stupratori nordafricani e di coloro che li proteggono, bisogna fare un «repulisti» generale. Proprio in Romagna, in effetti, c'è un precedente che dovrebbe essere preso a modello da tutte le città del litorale adriatico. Fino a due anni fa, infatti, anche Cervia-Milano Marittima era infestata da centinaia di «vù cumprà» che rendevano sempre più difficile la vita in spiaggia. A quel punto, il Comune ha, però, preso decisamente in pugno la situazione e ha varato un'azione di pulizia coordinata con le forze di sicurezza e gli operatori turistici locali. Risultato? Da un giorno all'altro, i nordafricani sono spariti: il primo a riconoscerlo è stato lo stesso segretario della Lega, Matteo Salvini, che, di recente, ha fatto le vacanze da queste parti.

E allora? Perché non si fa altrettanto anche a Rimini e dintorni? Il rettangolo di terra da Imola alla Repubblica di San Marino dove ancora oggi il vino si chiama «e' bé», il bere, deve tornare ad essere quello di una volta, quando Raul Casadei poteva orgogliosamente cantare «Romagna mia».

Commenti