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Migranti, scontro nel M5S tra Di Maio e Fico

Frizioni nel M5S per la posizione contro le Ong. Fico: "Io non chiuderei i porti". Ma Di Maio replica: "Parla a titolo personale"

Migranti, scontro nel M5S tra Di Maio e Fico

Lo scontro, a distanza, si gioca sul campo delle Ong. O meglio, nel mare delle migrazioni. Perché l'uscita pubblica di Roberto Fico dall'hotspot di Pozzallo non è piciuta al capo politico del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio.

"Io, i porti, non li chiuderei...", ha detto il presidente della Camera dalla Sicilia. Una dichiarazione che, come c'era da attendersi, ha provocato un piccolo terremoto nella eterogena formazione pentastellata. L'uscita era sembrata una critica, neppure troppo velata, alla posizione di Matteo Salvini, che oggi ha ribadito il suo secco "no" all'approdo delle navi umanitarie sulle spiagge italiane. "Dell'immigrazione si deve parlare con intelligenza e cuore", è stato il commento di Fico. Quel "cuore" che, a quanto pare, il presidente di Montecitorio non ha visto in queste prime settimane di governo giallo-verde.

Chissà cosa avrà pensato il grillino nel seguire l'Aquarius "dirottata" in Spagna, gli scontri verbali con le Ong e il caso della Lifeline lasciata a lungo al largo (per poi approdare a Malta). "Quando si parla di ong - è il Fico-pensiero - bisogna capire cosa si vuole intendere. Fanno un lavoro straordinario". E, dopo aver ricordato che l’inchiesta di Palermo è stata archiviata e quella di Catania "da un anno non cava un ragno dal buco", ha aggiunto che "le ong nel Mediterraneo hanno salvato i migranti". Un po' distante da quel "taxi degli immigrati" con cui il ministro del Lavoro era solito chiamare le associazioni del mare nostrum.

La visione politica di Fico e quella di Di Maio divergono. È chiaro. E non è la prima volta che l'ortodosso grillino dà voce all'ala "sinistra" del Movimento. Stavolta, però, lo fa dallo scranno più alto di Montecitorio e un solo giorno dopo l'infuocato Consiglio Ue sulle migrazioni. Un vertice in cui Conte, a nome dei due vicepremier, ha cercato di imporre la linea (dura) dell'Italia sull'immigrazione. E così automaticamente nel Movimento si è creata una spaccatura: da una parte Fico, dall'altra Toninelli (che ha negato alle Ong anche gli scali tecnici), Di Maio e, ovviamente, l'ombra di Salvini. Il M5S non può fare a meno della Lega se vuole rimanere al governo e cercare di incassare provvedimenti simbolo (leggi: reddito di cittadinanza e abolizione vitalizi).

Ecco perché, secondo quanto riporta LaPresse, la linea del vicepresidente del Consiglio rispetto alle parole pronunciate dal collega di partito a Pozzallo è gelida. Il ragionamento è questo: il governo non ha chiuso i porti, ma c'è stata una chiusura nei confronti delle Ong che non si attengono alle regole; il governo rispetta l'opinione del presidente della Camera, anche se non rispecchia la linea dell'esecutivo.

Poche parole, ma chiare. E sposate anche da Salvini, che in serata a chi gli chiedeva di commentare le esternazioni di Fico, ha ribadito che quello è "un suo punto vista personale": "Non siamo in una caserma: è giusto che ognuno esprima le proprie idee, poi i ministri fanno i ministri.

E quindi le scelte sono quelle che gli italiani stanno toccando con mano da quasi un mese".

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