Cronache

Migranti, sospetti sulle Ong: "Soccorsi su appuntamento"

L'accusa di un think tank olandese che traccia via web la strana rotta di una nave della «flotta umanitaria»

Migranti, sospetti sulle Ong: "Soccorsi su appuntamento"

Basta digitare il nome di una nave e il sistema ne traccia la posizione, la rotta e perfino la velocità. Usando uno strumento informatico sorprendente come «Marine Traffic», una specie di database interattivo di tutta la marineria mondiale, il think tank olandese «Gefira» ha tracciato per settimane gli spostamenti delle navi delle organizzazioni non governative che pattugliano il Mediterraneo centrale con una flotta di quattordici imbarcazioni, alcune dotate di droni. E secondo la fondazione olandese, nata dall'eredità di Franck Biancheri, padre del progetto Erasmus, alcune delle navi finiscono col dare una grossa mano agli scafisti.

La loro missione sarebbe individuare gommoni carichi di disperati, prenderli a bordo e portarli in salvo. Nonostante il record di morti in mare del 2016, ben 4.500, si direbbe un obiettivo umanitario di indiscutibile valore. Ma il lavoro della fondazione Gefira solleva dubbi. Quesiti che si sovrappongono a quelli dell'agenzia europea Frontex, della polizia italiana e delle procure di Palermo e Catania che stanno indagando sul fenomeno, come rivelato ieri dal Giornale.

C'è la questione di come si possa finanziare uno sforzo navale così imponente, ma non solo. Taco Dankers, attivista di Gefira, ha ricostruito i movimenti del 12 ottobre 2016 della «Golfo Azzurro», nave che batte bandiera panamense, ma gestita dalla Ong olandese Boat Refugee. Secondo Gefira l'imbarcazione parte fin dalla mattina in direzione della Libia diverse ore prima che venga lanciato alcun sos da gommoni di migranti. È solo intorno alle 19 che il centro di coordinamento marittimo di Roma segnala alla Golfo Azzurro, e ad altre tre «navi umanitarie», che c'è stato un sos da parte di una barca carica di migranti. Solo dopo le 21 avverrà l'operazione di salvataggio per 113 persone, con 17 dispersi. Altra stranezza segnalata da Gefira: un rimorchiatore italiano poco prima è partito da Mellitah in Libia e si è diretto verso il punto a 8,5 miglia nautiche dalla costa libica dove avverrà il salvataggio. Ma a 6 miglia dalla costa inverte la rotta torna indietro. «Impossibile che non abbiano avvistato il gommone in difficoltà», dicono da Gefira, avanzando un'ipotesi inquietante: che la barca italiana abbia lasciato al largo un qualche «carico» e che la Golfo Azzurro si sia mossa in anticipo sapendo cosa sarebbe accaduto. Un'ipotesi che necessiterebbe di ulteriori verifiche per essere confermata o smentita.

Ma ci sono anche alcuni punti certi. L'imbarcazione viene soccorsa direttamente in acque territoriali libiche, una pratica che spinge i trafficanti a partenze sempre più improvvisate e pericolose, come sostiene anche Frontex. Secondo Gefira, però, il giorno dopo i giornali parlavano di soccorso «nello Stretto di Sicilia», il che farebbe pensare a un intervento ben più a nord di quel che mostra il sistema di tracciamento nautico. La Golfo Azzurro inoltre avrebbe potuto trasportare i migranti al porto più vicino, Zarzis in Tunisia, 65 miglia a ovest, anche se certamente non sarebbe stato approdo gradito a chi ha pagato migliaia di euro agli scafisti per arrivare in Italia. La Golfo Azzurro però li accontenta, portandoli in Italia, 275 miglia nautiche a nord.

La notizia delle inchieste sull'attività delle Ong svelate dal Giornale intanto provocano reazioni politiche.

La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni ha annunciato un'interrogazione urgente al governo perché faccia luce sul fenomeno e verifichi «se c'è favoreggiamento dell'immigrazione clandestina».

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