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Migranti, Tajani accusa l'Italia: "Ha sottovalutato il problema"

Dall'inizio dell'anno a oggi già sbarcati 85.200 migranti. La strategia di Minniti: "Va cambiato Triton". Ma Tajani: "L'Italia prima firma, poi vuole cambiare i Trattati"

Migranti, Tajani accusa l'Italia: "Ha sottovalutato il problema"

"Intanto c'è stata una sottovalutazione del problema, anche da parte italiana, poi dobbiamo ricordare che c'è un Trattato sottoscritto, dall'Italia, che prevede che tutte le persone salvate in mare, portate da altre navi, possono venire in Italia. Oggi il ministro dell'Interno pensa che si debba modificare quel Trattato noi, però, prima facciamo gli errori e poi cerchiamo sempre di chiedere di cambiare le cose. Questa è un po' una sottovalutazione che l'Italia fa, e non considera quello che dovrebbe fare al meglio". Dopo che dalle colonne del Corriere della Sera Marco Minniti avanza l'ipotesi di rinegoziare l'operazione Triton, che prevede il pattugliamento e il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ricorda ai microfoni di Non stop news su Rtl 102.5 che questo meccanismo "è successo col Fiscal Compact e ora si chiedere di cambiarlo". Perché, mette in chiaro, "prima si firmano i Trattati poi, certamente si possono sempre cambiare, ma non si può chiudere la stalla quando i buoi sono scappati".

Dall'inizio dell'anno a oggi sulle coste italiane sono sbarcati 85.200 migranti, il 9,61% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (77.733). Ad aggiornare il dato è il ministero dell'Interno secondo cui i porti maggiormente interessati dagli arrivi nel periodo in questione sono, nell'ordine, Augusta (13.221), Catania (10.254), Pozzallo (7.834), Reggio Calabria (7.087), Palermo (5.799), Vibo Valentia (5.229), Trapani (5.170), Lampedusa (5.168), Messina (4.319) e Salerno (4.112). Numeri che, alla vigilia del vertice di Varsavia nella sede di Frontex, allarmano Minniti. Tanto che sembra farsi strada l'ipotesi di cambiare le regole fissate per le Ong, che scorrazzano nel Mar Mediterraneo e riversano i clandestini imbarcati al largo della Libia sulle coste italiane, e rinegoziare l'operazione Triton senza, tra l'altro, escludere l'ipotesi di ritirarsi dalla missione varata nel 2014.

Nell'intervista a Rtl 102.5, Tajani boccia lo slogan di Matteo Renzi dell'"aiutiamoli a casa loro". "I soldi arrivano in mano a pochi e i poveracci restano sempre in condizioni pessime - fa notare - sembra un po' un gatto che si morde la coda". Per il presidente del Parlamento europeo ci sono, infatti, almeno tre problemi da risolvere prima. Il primo riguarda quei rifugiati che fuggono dalla guerra. Sono un numero ridotto. Ma l'Europarlamento ha già chiesto a tutti gli Stati membri di rispettare gli impegni presi sui ricollocamenti. La Commissione Europea ha seguito le indicazioni del parlamento e ha aperto una procedura di infrazione nei confronti di tre Paesi, Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia che non stanno rispettando le regole e non stanno ricollocando i rifugiati che sono adesso in Italia e Grecia. Poi c'è un problema dei richiedenti asilo. "Non possono continuare a girare per l'Europa - chiarisce Tajani - cercando un Paese che riconosca loro il diritto di asilo: ci devono essere regole uguali per tutti". Tutt'altra questione sono gli immigrati economici. "Noi - continua - stiamo affrontando un primo esodo dall'Africa di migliaia di persone, è difficile risolverlo per una serie di errori commessi, di sottovalutazioni sia italiane che europee".

Tajani guarda a quello che accadrà nei prossimi anni. "Se non interveniamo in Africa oggi - avverte - avremo milioni di persone che si sposteranno dal sud verso il nord". Crescita demografica nettamente superiore a quella occidentale, cambiamento climatico, il deserto del Sahara si sta mangiando ettari di terreno coltivato, Boko Haram, l'organizzazione terroristica che semina morte e distruzione in una parte dell'Africa subsahariana colpendo indistintamente cristiani e musulmani che non si vogliono assoggettare, situazione di instabilità in molti paesi come nel Congo, situazioni di siccità e carestia, pensiamo alla Somalia e al Sud Sudan. Un insieme di fattori che per il presidente del Parlamento europeo rischiano di "far diventare la situazione sempre più esplosiva". In questo quadro, continua, "i soldi che l'Europa dovrà destinare inevitabilmente, molti di più di quelli che destina oggi e l'Italia dovrà fare la sua parte, dovranno essere spesi nella giusta direzione, cioè investiti per combattere la povertà, per favorire la crescita, per risolvere il problema del cambiamento climatico, e da questo punto di vista possiamo utilizzare anche i sofisticati sistemi satellitari dell'Unione europea". Da qui l'ipotesi di un intervento delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali.

Il Parlamento europeo ha già proposto di restituire ai singoli Paesi quei 6,5 miliardi di euro non usati per i fondi strutturali affinché li utilizzino "per riaccompagnare o ricollocare rifugiati o accompagnare immigrati che non sono in regola nei loro Paesi".

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