Cronaca locale

Milano sott'acqua, la sinistra annaspa

In tilt per pochi millimetri di pioggia. Sala: "Bomba d'acqua". Ma gli esperti lo smentiscono

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Un violento nubifragio, anche se ormai li chiamiamo tutti così, ha mandato sott'acqua Milano. Un forte pioggia, ma non certo un diluvio universale e soprattutto non un evento che non ci si potesse aspettare in arrivo prima o poi. E così nella città dove i privati hanno saputo far svettare i grattacieli, sono bastati pochi millimetri d'acqua par far gridare che il sindaco è nudo. Un'altra volta.

Perché il Seveso è esondato, trasformando in fiumi le strade di Niguarda e Ca' Granda, facendo navigare il quartiere Isola, che isola non è, allagando la stazione di Porta Garibaldi finita in tilt. Bloccata la Metro 3 per una galleria invasa dall'acqua, eppure un'autorità come il professor Gianfranco Becciu, docente di Costruzioni idrauliche al Politecnico, assicura essersi trattato di «un fenomeno rilevante, ma non straordinario».

A grandinare, invece, sono le polemiche accese di buon mattino dall'assessore del Comune Marco Granelli che, di fronte a cittadini con i piedi a mollo o bloccati nel traffico nel disperato tentativo di raggiungere il posto di lavoro, ha pensato bene di dar fuoco alla miccia. Patetico tentativo di scaricare sul Palazzo di fronte le responsabilità, sostenendo che «la vasca di Milano è in collaudo, ma le altre, quelle di Regione Lombardia sono indietro». Criptico riferimento alla decennale costruzione di strutture in grado di evitare le esondazioni, a cui il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha replicato, confermando che i lavori in capo alla sua giunta marciano in orario, a differenza di quelli progettati in Comune da un centrosinistra che, andrebbe ricordato a Granelli e al sindaco Giuseppe Sala, amministra Milano dal primo giugno del 2011. Più di dodici anni nei quali a ogni temporale finiscono sott'acqua i quartieri a Nord, ma precipita nel caos l'intera città. Tanto che ieri il consiglio regionale convocato in mattinata, ha rinviato i lavori al pomeriggio per l'impossibilità dei consiglieri di raggiungere il Pirellone. E allora fa sorridere se non indignare il tentativo di Sala di parlare di evento mai più visto dopo il 2014. E addirittura di «bomba d'acqua», perché non è stato così e la vera bomba, ma di palta su Milano, è l'ormai certificata e cronica incapacità della politica di affrontare il problema. Alla faccia della disperazione di interi quartieri ancora una volta travolti da acqua e fango, di commercianti disperati per i negozi invasi dal fango e di tanti cittadini con box e scantinati devastati. A soccorrerli eroici pompieri e vigli urbani che denunciano di essere stati mandati senza stivali nelle strade trasformate in fiumi. Allagate anche tante scuole (160 le segnalazioni), sei cabine di Unareti, le centrali termiche delle case popolari a Quarto Oggiaro e Niguarda. Trenta i grandi alberi caduti sulle macchine, per fortuna di notte e quindi senza conseguenze.

E allora? Allora è bene ricordare al centrosinistra al suo tredicesimo anno al timone (mai come oggi) di una città che vorrebbe essere un faro non solo d'Italia, ma addirittura d'Europa e dove un mq di casa costa come un carato di diamante, che dal 1975 le esondazioni del Seveso sono 118. E che quindi è ridicolo prendersela con le previsioni meteo, perché di queste più di venti si sono viste solo dal 2010. Nel 2014, chieda Sala all'allora sindaco Giuliano Pisapia, furono ben sei le esondazioni e con il clima del pianeta che vira al peggio trasformando i temporali in uragani, sarebbe il caso di smetterla con i litigi e darsi da fare. Ché una pioggia prima o poi arriverà.

E a Venezia, una palafitta nell'acqua, grazie al Mose oggi sono con i piedi asciutti.

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