Politica

"Milioni senza controlli". Stop della Corte dei conti sull'accoglienza migranti

Bandi inesistenti, verifiche affidate al Viminale che non le fa. Enti e coop lucrano, a spese nostre

"Milioni senza controlli". Stop della Corte dei conti sull'accoglienza migranti

Conti che non tornano, bandi di gara inesistenti, controllori che sono anche i controllati. Un ginepraio di anomalie che apre la strada a quegli enti locali, cooperative e associazioni che provano a lucrare sulla pelle dei migranti. Il tutto a spese del contribuente. C'è qualcosa che non quadra nel sistema di protezione e di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. E a scriverlo nero su bianco in una relazione di 189 pagine rimaste lettera morta è la Corte dei Conti. Un documento, licenziato a fine dicembre 2016 e passato inosservato, che mette il dito nella piaga. E che analizza i progetti del biennio 2014-2015 di 73 enti locali che hanno offerto ciascuno 25 posti di accoglienza e 147 enti locali che ne hanno offerti 15. Qualche esempio? Nel 2015 per prendersi cura di 15 rifugiati il Comune di Grottammare (in provincia di Ascoli Piceno) ha ottenuto 279mila euro di soldi pubblici e quello di Ercolano (in provincia di Napoli) per l'identico progetto ne ha presi solo 146.170. Una differenza del 91 per cento.

E com'è possibile che per l'inserimento socio-economico di 25 richiedenti asilo il comune di Cassino abbia ottenuto 400mila euro mentre Potenza Provincia 275mila?

E ancora: «Sempre per l'anno 2015 - si legge nell'istruttoria - è paradossale la differenza (+51 per cento) tra i 304.037 euro richiesti dal Comune di Licata (Ag), rispetto ai 460.337 euro del Comune di Chiaromonte Gulfi (Ragusa)».

Incongruenze su cui la magistratura contabile ha posto la lente di ingrandimento. E non solo su questo. Il ministero dell'Interno ha speso, nel 2015, 208,072 milioni di euro per quasi 30mila persone contro i 196 milioni del 2014. Un fiume di denaro privo di controllo. Perché il Viminale è incapace di tracciare la presenza e gli spostamenti dei richiedenti asilo e non esiste una banca dati che possa fotografare le spese realmente sostenute.

Come se non bastasse, molto spesso per i progetti delle associazioni locali non è stato indetto alcun bando pubblico. Ma tanto i soggetti che dovrebbero controllare sono gli stessi enti che gestiscono l'accoglienza, cioè l'Anci che affida alla connessa fondazione Cittalia l'onere delle verifiche, al costo di quasi 11 milioni di euro per il triennio 2014-2016.

Verifiche che consistono «nella compilazione di questionari appositamente predisposti sulla base di metodologie standardizzate». Inoltre, «non è competenza affidata al Servizio centrale quella di verificare, in dettaglio, le procedure con cui l'ente locale affida i servizi a terzi, compresa l'effettiva acquisizione della certificazione antimafia e la tracciabilità dei flussi finanziari finalizzata a prevenire le infiltrazioni criminali». E a chi fa capo il Servizio Centrale di protezione? Al Viminale, che dunque non esercita i doveri di sorveglianza e aumenta il rischio di «devianze e abusi nella gestione dei servizi rivolti ai rifugiati». Il tutto aggravato dal fatto che «nonostante dal 2016 il ministero si avvalga anche delle locali prefetture per eseguire verifiche sull'operato dei singoli Sprar si legge nella relazione - non si hanno riscontri circa l'avvio di tali verifiche».

Maglie larghissime, insomma. Tanto che la Corte dei Conti sostiene la necessità di un soggetto indipendente che faccia da guardiano. Ma qualcosa di positivo nel documento ci sarebbe: «Il Sistema di protezione e accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) è destinato a diventare il modello di riferimento per l'accoglienza nazionale».

Ma, viste le condizioni, non c'è da stare sereni.

Commenti