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Il «modello» Cipro: tassati i depositi da 100mila euro

Nella primavera 2013 Cipro è vicina alla bancarotta. A trascinare l'isola mediterranea sull'orlo del default sono state le banche, che hanno asset 7 volte superiori all'intera ricchezza nazionale (pari a 17 miliardi di euro) e sono finite in estrema sofferenza contabile a causa della ristrutturazione del debito greco e del crollo dei prezzi immobiliari. Per evitare la catastrofe, a Nicosia servono 10 miliardi, una cifra monstre in rapporto al Pil. Il governo allerta la troika Ue-Bce-Fmi, e chiede una ciambella di salvataggio. Dalla risposta, appare subito evidente che la triade vuole seguire un approccio diverso rispetto a quello seguito per risolvere le crisi del debito. Oltre a indicare tutta una serie di misure che riguardano direttamente gli istituti coinvolti nel crac e la netta separazione tra le attività tossiche e quelle sane, nelle pieghe del piano di emergenza compare anche un prelievo forzoso sui conti correnti.

Il «saccheggio» prospettato è da choc: il 60% dei depositi dovrebbe finire sotto la mannaia dell'esproprio. Ma a provocare un'alzata di scudi mediatica è soprattutto il principio, quel passaggio radicale dalla formula del bail out finora ad allora impiegata (a pagare sono gli Stati, e dunque i contribuenti), al cosiddetto bail in , in cui sono chiamati a rispondere azionisti, obbligazionisti e perfino i correntisti. Di fatto, è l'accusa rivolta alla proposta, viene violata l'intoccabilità dei risparmi. In realtà, si tratta di un dejà vu per quegli italiani che, nel 1992, si ritrovarono il conto corrente prosciugato nottetempo del 6 per mille dalla «rapina» dell'allora premier, Giuliano Amato. Un buffetto, certo, se paragonato alla soluzione cipriota.

Fin da subito, i negoziati tra Nicosia e la troika sono pasticciati e poco trasparenti, mentre l'esasperazione della popolazione va crescendo: il timore di una fuga in massa di capitali ha indotto le autorità dell'isola a decretare la chiusura degli sportelli bancari. Impossibile prelevare denaro, impedita ogni operazione sui conti. Una misura fortemente cautelativa che, secondo alcuni osservatori, mira soprattutto a congelare i 30 miliardi messi nei caveau dagli oligarchi russi. Durerà ben 12 giorni la serrata. E anche dopo il suo termine resteranno alcune restrizioni, come il divieto di prelevare più di 300 euro di contante al giorno e di trasferire all'estero fondi sopra i 5mila euro.

La prima proposta della troika, appoggiata dal governo di Dimitris Christofias, viene però bocciata dal Parlamento cipriota. L'esecutivo cerca così di mettere in piedi un piano B che esclude il prelievo forzoso, anche per non invelenire le relazioni con Mosca, con cui si sta cercando di rinegoziare la scadenza di un prestito concesso in precedenza. Poi, invece, si prospetta una terza alternativa: far pagare il 6,75% a coloro che hanno depositi fino a 100mila euro e il 9,9% a chi è sopra i 100mila.

La confusione aumenta, fintanto che non si mette a fuoco la soluzione definitiva, quella che stabilisce una tassa del 38% sui depositi superiori ai 100mila euro e sancisce la nascita di un precedente pericoloso.

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