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Morto Renato Altissimo, volto e anima dei liberali della prima Repubblica

Morto Renato Altissimo, volto e anima dei liberali della prima Repubblica

L'ultimo messaggio lo ha affidato a Twitter lo scorso 22 febbraio: «Sono abbastanza curioso di vedere 1992 . Vediamo se per la prima volta ci sarà una ricostruzione obiettiva di Tangentopoli». Difficilmente Renato Altissimo sarà rimasto soddisfatto perché la serie tv di fedele alla storia ha ben poco. L'ex storico segretario del partito liberale è scomparso ieri a al Policlinico Gemelli di Roma prima di assistere alla fine della fiction su una delle pagine più controverse della storia d'Italia. Una pagina che lo ha visto protagonista. Come protagonista Altissimo è stato, tra luci e ombre, della vita politica del nostro Paese degli ultimi 30 anni.

Altissimo è stato esponente di spicco del Partito liberale italiano, del quale è stato segretario dal 1986 fino alle dimissioni del maggio 1993, travolto da Tangentopoli, e dopo essere stato più volte ministro. Alla Sanità, nel primo governo guidato da Cossiga e nei Governi Spadolini e Fanfani, poi ministro dell'Industria con Craxi tra il 1983 e il 1986. Una carriera sempre in prima fila, fino allo scandalo tangenti. Il 15 marzo 1993 riceve alcuni avvisi di garanzia e dopo due mesi ammette di aver ricevuto denaro in maniera illecita: 200 milioni di lire in contanti. Imputato nel processo per la maxi tangente Enimont, è stato condannato ad 8 mesi nel giugno 1998.

Ma la passione per la politica non lo ha mai abbandonato. Nel 2004 entra nel nuovo Partito Liberale Italiano e si schiera nel Centrodestra, con cui si candida nel 2006 senza essere eletto. Nel 2011 entra nel Consiglio nazionale del Pli e lo scorso anno, poco prima delle elezioni europee, insieme agli storici amici e compagni di partito Alfredo Biondi e Carlo Scognamiglio fonda «I Liberali» con l'obiettivo da lui stesso dichiarato di «Rifondare un'Italia liberale».

Quei Liberali che pochi minuti dopo la notizia della sua scomparsa lo hanno ricordato così: «Addio, e grazie a Renato Altissimo, oggi i liberali italiani perdono una colonna della loro storia».

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