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Mueller cede: sarà testimone al Congresso I dem sperano ma c'è il rischio boomerang

L'obiettivo è sempre l'impeachment. Ma i repubblicani: si ritorcerà contro

Mueller cede: sarà testimone al Congresso I dem sperano ma c'è il rischio boomerang

New York Le indagini sul Russiagate sono finite, ma la saga continua. L'ex procuratore speciale Robert Mueller ha ceduto alle pressioni del Congresso accettando di comparire davanti alle commissioni Giustizia e Intelligence della Camera il prossimo 17 luglio. «Non finisce mai...», ha commentato il presidente americano Donald Trump poco prima di partire per il G20 in Giappone. «È difficile parlare di ostruzione alla giustizia quando non c'è reato», ha proseguito, sottolineando che tutto questo «è illegale, probabilmente il più grande scandalo politico della storia». Lo stesso Mueller, al termine del suo lavoro nel maggio scorso, disse che qualunque altra sua testimonianza non avrebbe aggiunto nulla di più a quanto già emerso dalle conclusioni dell'inchiesta: «Il rapporto è la mia testimonianza».

A insistere affinché si presenti comunque a Capitol Hill sono i democratici, che detengono la maggioranza alla Camera. I membri dell'Asinello da settimane sono divisi sulla possibilità di avviare il processo di impeachment nei confronti di Trump: a frenare è stata sino ad ora la speaker della Camera, Nancy Pelosi, finita nel mirino degli esponenti dell'ala liberal per il suo approccio troppo moderato. «Quello che dirà Mueller avrà un impatto enorme», ha spiegato Jerry Nadler, presidente della commissione Giustizia. Mentre il deputato della California Adam Schiff, presidente della commissione intelligence, ha ammesso che l'ex super procuratore era «molto riluttante» a comparire.

Tuttavia, con la battaglia politica di Usa 2020 che sta entrando nel vivo - Trump ha lanciato la campagna per la rielezione e i candidati alle primarie dem sono alle prese con il primo dibattito in tv - gli avversari del presidente sperano che dalla testimonianza emerga qualche dettaglio in più in grado di metterlo in difficoltà. In particolare, riguardo il possibile reato di ostruzione della giustizia. Una questione che lo stesso Mueller ha lasciato aperta, pur non avendo accusato The Donald di alcun crimine. «Non siamo riusciti a determinare se Trump abbia commesso reati - affermò alla chiusura dell'indagine - Se fossimo convinti che il presidente non abbia compiuto alcun crimine lo avremmo detto». In realtà c'è anche il rischio che la decisione di far testimoniare Mueller si trasformi in un boomerang per i dem, con gli elettori repubblicani motivati dalla teoria della «caccia alle streghe» e della cospirazione portata avanti dal presidente. Questa scelta «gli esploderà in faccia», ha affermato il senatore del Grand Old Party Lindsey Graham. «La conclusione, dopo tutto il tempo e i soldi spesi, è che c'è collusione tra Trump e i russi? No. Si atterrà al rapporto? Sì», ha aggiunto. «Per me il caso è chiuso.

Alla Camera possono fare tutto ciò che vogliono, ma le conclusioni non possono cambiare, non c'è collusione, e tutto questo gli scoppierà in faccia».

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