Politica

Una Nato dei sunniti contro l'asse Iran-Usa

Si negozia tra le montagne della Svizzera per trovare un accordo sul nucleare iraniano. Si combatte in Yemen, dove i ribelli Houthi appoggiati da Teheran sono alle porte della città di Aden. Sono due fronti di un'unica battaglia che sta aprendo nuovi scenari in medio oriente. I Paesi arabi e sunniti che in queste ore sostengono l'Arabia Saudita nella sua campagna in Yemen temono le trattative di Losanna tra Stati Uniti, comunità internazionale e un Iran sciita che in questi mesi si muove con successo in Irak - dove le sue milizie combattono a fianco dell'esercito di Bagdad nell'arginare lo Stato islamico -, in Yemen, dove i ribelli vicini alla Repubblica islamica avanzano da mesi, e ora anche al tavolo delle trattative nucleari che dovrebbe chiudersi questa notte, tra i disaccordi.

Così, domenica al summit della Lega araba di Sharm El Sheikh, i leader riuniti hanno deciso di mettere in pratica un'idea che da decenni ciclicamente riemerge nella regione. Qualcuno ha già parlato di Nato araba o sunnita: una forza militare congiunta che, nelle intenzioni dei rais, servirebbe a controbilanciare l'estremismo islamico e soprattutto quello che reputano un pericoloso espansionismo dell'Iran ora che siede al tavolo del negoziato con gli Usa. Il New York Times vede nella mossa un tentativo dei regimi arabi sunniti di costruire una propria indipendenza dall'alleato americano che tratta con gli sciiti di Teheran. Non è un caso che l'Arabia Saudita abbia deciso d'intervenire in Yemen proprio durante i colloqui di Losanna, e non è un caso che le monarchie sunnite di Giordania e Marocco, l'Egitto di Abdel Fattah Al Sisi e tutti i potentati del Golfo abbiano subito seguito Riad. Già decenni fa, quando dal Cairo a Damasco i leader e gli intellettuali sognavano una nazione panaraba, si era tentata la creazione di una forza unificata, la cui idea si è infranta nelle disfatte militari contro Israele. L'anno scorso, la questione era stata risollevata dalle nazioni del Golfo.

Ci vorrà del tempo per vedere in azione una Nato araba e per mettere d'accordo nazioni spesso in conflitto diplomatico tra loro. Secondo fonti mlitari egiziane, il progetto ruoterebbe attorno alla disponibilità di 40mila truppe cui, su base volontaria e a seconda dei casi, i diversi Paesi potranno aggiungere i loro contingenti.

Il comando, non è chiaro se sarà unificato, forse al Cairo o a Riad.

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